La Nuova Sardegna

L'intervista

«Io, la danza e la bugia per arrivare a Maria»: Garrison Rochelle si racconta

di Alessandro Pirina
«Io, la danza e la bugia per arrivare a Maria»: Garrison Rochelle si racconta

Il ballerino e coreografo parla dell'America, perché ha scelto l'Italia, dei suoi rimpianti

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L’America lui l’ha trovata in Italia. Ancora oggi, malgrado siano passati oltre 40 anni dal suo arrivo, parla un italiano maldestro, ma anche quella è una sue delle forze, del suo modo di essere che lo ha reso popolarissimo in tv. Ballerino, coreografo, ora anche attore e conduttore, Garrison Rochelle, 69 anni, ha attraversato la storia della televisione italiana, dal varietà anni Ottanta ai talent fucine degli artisti del domani.

Garrison, cosa sognava da bambino?

«La mia infanzia è stata tutto meno che artistica. Sono cresciuto in una fattoria in Texas, senza amici, con un fratello, due cugini e solo animali: cani, gatti, maiali, capre, polli, anche due pavoni. Non avevo idea di cosa voleva dire essere artista. Rimanevo affascinato dalla tv, dai film, dalla voce di Elvis Presley che cantava e ballava. Lo guardavo e piangevo, mi emozionavo. Allora non capivo perché...».

La passione per la danza?

«A 13 anni una mia amica mi ha portato in una sala prove. C’erano l’insegnante e tutte le ballerine alla sbarra. Mi colpì l’odore della sala e mi attaccò così questa malattia che ha cambiato la mia vita. Ai tempi ero molto creativo ma sapevo solo curare la terra: c’era la stagione del cotone, quella del mais, dei pomodori».

Il primo palco?

«Nessuno sapeva che avevo iniziato a ballare, lo facevo di nascosto. E mi ritrovai a ballare per la prima volta in chiesa. Era Natale, io facevo Gesù con la tuta da ballo e le scarpette».

A casa come la presero?

«Io ho continuato a ballare, ero molto gettonato dai miei insegnanti. Avevo un fisico perfetto, ero molto dotato, elastico di natura. Poi quando ho finito le superiori mio padre, notaio, tutta una famiglia di matematici, aveva voluto facessi Economia. Ma io non studiavo, pensavo solo a ballare e agli esami venivo bocciato. Vinsi però una borsa di studio a un’università privata di Dallas. Lo dissi a mio padre. Lui era tutto fiero, ma quando gli spiegai che parlavo di danza, prima mi chiese se ero gay e dissi che non lo escludevo, poi aggiunse: “Se devi fare quello, fai tutto da solo”. Allora ho preso la mia macchina, avrò avuto 50 dollari in tasca, e me ne sono andato a Dallas. Da quel giorno non ho più chiesto niente a casa».

Poi da Dallas a Broadway.

«All’inizio facevo il ballerino classico a Houston e poi nel Connecticut. Nel weekend andavo a New York a vedere i musical. Ho cominciato a fare audizioni, io ero furbo: mi presentavo come cantante che ballava anche e così mi prese Bob Fosse».

Come arrivò in Italia?

«Stavo facendo un tour internazionale che fece tappa anche qui. Facemmo lo spettacolo al Sistina e tra il pubblico c’era Heather Parisi, che venne dietro le quinte e mi chiese di fare Fantastico 4. Dissi di no e partimmo per Parigi. Heather, con Franco Miseria, mi raggiunse lì per convincermi. “Se prendete anche Brian, il mio fidanzato, lo faccio”. Così ci presero tutti e due».

E siete diventati Brian e Garrison, star della tv.

«Due giorni prima che finisse Fantastico venne Davide Rampello, regista di Canale 5, e ci propose di andare a lavorare con lui. Così è nata la coppia. Il primo varietà fu Risatissima con Lino Banfi e Milly Carlucci».

Perché ha scelto l’Italia?

«È l’Italia che ha scelto me. Io ero sempre con la valigia pronta, ma qui eravamo viziati e continuavamo a rimandare. E poi in America era arrivata l’Aids e questo ci spinse a restare qui. I nostri amici stavano morendo tutti, ne perdevamo 3 o 4 a settimana. Così per due anni: terribile».

Capitolo Maria De Filippi: come vi siete incontrati?

«Io cerco di fare capitare le cose. Stavo a Milano, lavoravo con Paola Barale, che però si era trasferita a Roma per Buona domenica. Dissi una piccola bugia a Paola e cioè che avevano chiamato anche me a Buona domenica. Lo feci perché sapevo che lei non andava d’accordo con il coreografo. Fatto sta che nel giro di una settimana mi chiamarono e mi fecero il contratto. Maria veniva in studio a trovare Costanzo, io ne ero affascinato. Un giorno mi fece i complimenti. E risposi: “Io posso fare ballare anche i sassi”. Dopo due settimane mi chiamano da “C’è posta per te”: “Devi fare ballare i sassi”».

Maria.

«Ero terrorizzato, già facevo fatica a guardarla in faccia. Ma io ero abituato a fare ballare anche chi non era capace. Scelsi una canzone anni ’60, tutti i ballerini vestiti da postini e le affiancai Kledi. Quando andò in onda su Rai 1 c’era Fiorello che ballava con Naomi: noi facemmo il 50 per cento di share. E lì è nato il mio rapporto con Maria».

Che l’ha voluta ad Amici.

«Sono stato io a fare lo sfacciato. Avevo capito che stava facendo Saranno famosi e le dissi che quel ruolo di docente era adatto per me. Non ne era convinta, non mi vedeva come personaggio. Ma ottenni di essere pagato una fesseria ogni volta che apparivo. Pensavano non funzionassi, invece alla fine apparivo sempre e feci un sacco di soldi».

In 18 anni di Amici quali sono stati i più grandi talenti?

«A me piaceva quando tutti facevano tutto. Penso a Karima, Elena D’Amario, Antonino, Stefano De Martino».

Avrebbe mai immaginato De Martino star della tv?

«No. Quando ha fatto Amici non voleva neanche parlare. Ha fatto un lavoro su se stesso notevole. Ha ribaltato tutto il suo essere. Merita tutto il successo che ha: sono orgoglioso di lui».

Perché ha lasciato Amici?

«Dopo 18 anni il percorso era finito, ma era come lasciare un fidanzato. Lo dissi a Maria: “È l’ora di cambiare: voglio presentare, recitare, cantare”. Avevamo tutti e due gli occhi lucidi. Mi ha fatto gli auguri, anche se era scettica. Mi sono messo a studiare, poi è arrivato il Covid e sono stato un anno fermo. Ma oggi tutto quello che volevo fare lo sto facendo: “Performer Italian cup” su Rai 2, “Tra palco e realtà” in giro per l’Italia, un cd di Natale prodotto da Peppe Vessicchio. E ciliegina sulla torta: a teatro “Saranno famosi” come attore».

E ha vinto un talent di padel.

«Non sapevo neanche giocare, poi ci ho preso gusto».

La spaventa Trump?

«Sì, non capisco cosa hanno in testa gli americani».

Un rimpianto nella vita?

«Sarei stato un bravo papà. Amo i bambini, ho aiutato a crescere i miei nipoti e ho 4 nipoti scelti. L’ultima è Celine, figlia delle mie amiche Kathy e Anna».
 

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