Gli studenti alla scoperta dei tesori di Surrau
Un viaggio nel mondo del vino per i ragazzi dell’Agrario Pira di Siniscola e del Pellegrini di Sassari
Arzachena È una delle piante più familiari. Le vallate e le colline dell’isola sono così ricche di vigne che la vite sembra non avere misteri. Il vino, poi, accompagna i momenti conviviali in tutte le famiglie ed è di casa da sempre. Eppure, all’interno di ogni calice è custodita una ricerca, una regola, un’arte. A svelare le sue è una delle aziende più importanti della Sardegna, le Cantine Surrau di Arzachena, che da qualche anno a questa parte apre le proprie porte agli studenti dell’isola, permettendogli di conoscere un luogo dove l’enologia incontra l’arte e la cultura e che, ogni anno, accoglie 20mila visitatori.
«La storia delle Cantine Surrau è iniziata nel 2001 producendo vino rosso perché era quello il vino di casa». A raccontarlo agli studenti dell’Istituto agrario “Pira” di Siniscola e dell’Istituto tecnico agrario “Pellegrini” di Sassari, entrambi partner del progetto La Nuova @Scuola, è Flaviano Scaratti, addetto al coordinamento e all’accoglienza. Scaratti ha accompagnato gli studenti e i loro docenti in un viaggio all’interno del mondo del vino, partendo dalla cura della terra, coltivata a filari per 70 ettari.
Gli alunni hanno così imparato che il disfacimento granitico del terreno si riversa nel bicchiere. O che il vento di maestrale garantisce un alto livello di salubrità al prodotto, evitando l’uso di farmaci. Ma hanno anche appreso che l’acciaio – il materiale principale per la fermentazione – è inerte, mentre il legno delle botti, a seconda della presenza o della qualità della tostatura, rilascia più o meno aromi. E ancora, hanno capito quanti controlli di qualità vengono fatti da parte di un enologo sempre presente, fino all’imbottigliamento. E sono circa 12mila le bottiglie che ogni giorno vengono sigillate con il classico tappo in sughero.
«Abbiamo sempre voluto raccontare la cultura e la storia degli stazzi e della Sardegna – spiega agli studenti Tino Demuro, amministratore delegato delle Cantine Surrau – Lo stazzo era un’azienda agricola da cui traeva sostentamento tutta la famiglia e ogni stazzo aveva la sua vigna. E noi abbiamo voluto adottare quella stessa filosofia riadattandola ai tempi». Una filosofia che da sempre contempla la volontà di accogliere studenti, ma non solo. «Ospitiamo mostre di pittura e concorsi fotografici. Investiamo su cultura e arte per raccontare il territorio. Quasi quasi la bottiglia passa in secondo piano», continua sorridendo il signor Demuro. Ovviamente il vino rimane sempre l’attore principale e quello di Surrau ha ottenuto anche diversi riconoscimenti. Nel 2017, per esempio, il Vermentino di Gallura Docg Vendemmia Tardiva è stato incoronato primo bianco d’Italia a Vinitaly. «Le vostre visite ci sono graditissime – conclude Demuro rivolgendosi agli studenti – perché noi vogliamo trasmettere la nostra passione anche a voi».