La Nuova Sardegna

La visita alle cantine di Arzachena

Gli studenti alla scoperta dei tesori di Surrau

di Carolina Bastiani
Gli studenti alla scoperta dei tesori di Surrau

Un viaggio nel mondo del vino per i ragazzi dell’Agrario Pira di Siniscola e del Pellegrini di Sassari

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Arzachena È una delle piante più familiari. Le vallate e le colline dell’isola sono così ricche di vigne che la vite sembra non avere misteri. Il vino, poi, accompagna i momenti conviviali in tutte le famiglie ed è di casa da sempre. Eppure, all’interno di ogni calice è custodita una ricerca, una regola, un’arte. A svelare le sue è una delle aziende più importanti della Sardegna, le Cantine Surrau di Arzachena, che da qualche anno a questa parte apre le proprie porte agli studenti dell’isola, permettendogli di conoscere un luogo dove l’enologia incontra l’arte e la cultura e che, ogni anno, accoglie 20mila visitatori.

«La storia delle Cantine Surrau è iniziata nel 2001 producendo vino rosso perché era quello il vino di casa». A raccontarlo agli studenti dell’Istituto agrario “Pira” di Siniscola e dell’Istituto tecnico agrario “Pellegrini” di Sassari, entrambi partner del progetto La Nuova @Scuola, è Flaviano Scaratti, addetto al coordinamento e all’accoglienza. Scaratti ha accompagnato gli studenti e i loro docenti in un viaggio all’interno del mondo del vino, partendo dalla cura della terra, coltivata a filari per 70 ettari.

Gli alunni hanno così imparato che il disfacimento granitico del terreno si riversa nel bicchiere. O che il vento di maestrale garantisce un alto livello di salubrità al prodotto, evitando l’uso di farmaci. Ma hanno anche appreso che l’acciaio – il materiale principale per la fermentazione – è inerte, mentre il legno delle botti, a seconda della presenza o della qualità della tostatura, rilascia più o meno aromi. E ancora, hanno capito quanti controlli di qualità vengono fatti da parte di un enologo sempre presente, fino all’imbottigliamento. E sono circa 12mila le bottiglie che ogni giorno vengono sigillate con il classico tappo in sughero.

«Abbiamo sempre voluto raccontare la cultura e la storia degli stazzi e della Sardegna – spiega agli studenti Tino Demuro, amministratore delegato delle Cantine Surrau – Lo stazzo era un’azienda agricola da cui traeva sostentamento tutta la famiglia e ogni stazzo aveva la sua vigna. E noi abbiamo voluto adottare quella stessa filosofia riadattandola ai tempi». Una filosofia che da sempre contempla la volontà di accogliere studenti, ma non solo.  «Ospitiamo mostre di pittura e concorsi fotografici. Investiamo su cultura e arte per raccontare il territorio. Quasi quasi la bottiglia passa in secondo piano», continua sorridendo il signor Demuro. Ovviamente il vino rimane sempre l’attore principale e quello di Surrau ha ottenuto anche diversi riconoscimenti. Nel 2017, per esempio, il Vermentino di Gallura Docg Vendemmia Tardiva è stato incoronato primo bianco d’Italia a Vinitaly. «Le vostre visite ci sono graditissime – conclude Demuro rivolgendosi agli studenti – perché noi vogliamo trasmettere la nostra passione anche a voi».

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