La Nuova Sardegna

L’intervista

Diego Cugia: «La storia di Corradino di Svevia è quella di Impastato e Ilaria Alpi»

di Massimo Sechi
Diego Cugia: «La storia di Corradino di Svevia è quella di Impastato e Ilaria Alpi»

Lo scrittore e giornalista sarà nella sua Sassari con “Il Principe azzurro”

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Sarà lo scrittore e giornalista, Diego Cugia, celebre per il suo Jack Folla, DJ evaso dal braccio della morte nella trasmissione di Radio 2, ad animare uno degli appuntamenti principali del Cantiere Poetico di Plics, il Premio Letterario Internazionale “Città di Sassari”, in programma dal 18 al 23 marzo. Il regista e autore radiotelevisivo sarà a Sassari venerdì 21 marzo alle 19 al teatro Civico per presentare il suo ultimo libro “Il principe azzurro”, la vera storia di Corradino di Svevia. Con lui il giornalista Mario Mossa l’ideatore di Plics, Leonardo Onida, le letture di Fiammetta Moretti e l’accompagnamento musicale del pianista e arrangiatore Simone Sassu.

Come è nata l’idea del libro?

«In quinta elementare, quando un maestro, un prete, accennò all’avventura di questo ragazzino italo-tedesco di 16 anni, nipote di grandi imperatori, che varcò le Alpi a cavallo con un esercito per riconquistare il suo impero perduto. E passò ad altro. Io alzai la mano perché volevo saperne di più. Quel prete antipatico mi liquidò: “Siediti, Corradino non è nel programma”. Risposi che un giorno avrei scritto un libro su di lui, così nel programma ci sarebbe entrato per forza. E tutti risero. “Cugia, fuori dalla classe”. Gliela giurai. Ci ho messo più di mezzo secolo ma l’ho scritto. Mi sembrava una storia fantastica, meglio del Conte di Montecristo, perché quella di Corradino era vera. Non importa come sia finita. Gli storici parlano di lui come di un “aquilotto insanguinato”. Per me, un sedicenne capace di quel che fece lui, è un vincente. E poi chi l’ha detto che non fosse un ragazzino felice».

Questa storia ha dei paralleli con il mondo contemporaneo?

«L’anonimo omino cinese che nel 1989 a Pechino, in piazza Tienanmen, si fece scudo della libertà parando con il proprio corpo l’avanzare dei carri armati, è Corradino. Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 assassinata nel 1994 a Mogadiscio perché non rivelasse la verità nascosta dietro al traffico d’armi e rifiuti tossici, è Corradino. Peppino Impastato, il dj di Radio Aut che denunciava al microfono il boss della mafia Gaetano Badalamenti, è Corradino. Tutti noi lo siamo quando siamo disposti a pagare un prezzo altissimo pur di difendere i nostri valori. Corradino è il ribelle che osa sfidare il mondo per un ideale. E la mediocrità imperante non lo perdona. Nel suo caso, Carlo d’Angiò e il papa».

Ha voluto presentare una ricostruzione storica fedele.

«Ho scelto di non tradire mai la verità storica e tanto meno Corradino, di cui, peraltro, si conosce assai poco, a parte la battaglia di Tagliacozzo e i giorni della prigionia a Castel dell’Ovo, a Napoli. Anche degli anni solitari dell’infanzia, trascorsi in un triste castello in Baviera, non si sa quasi nulla, come per l’infanzia di Gesù. E non è un paragone azzardato. Furono entrambi traditi e giustiziati. Ho iniziato da lì, da quando aveva otto anni e la madre, la regina di Germania vedova di Corrado IV, era terrorizzata che il suo “piccolo imperatore” fosse assassinato dallo zio Manfredi per salire sul trono di Sicilia al posto suo. Immaginatevi l’invidia che Corradino suscitava. Era destinato, per diritto di sangue, a diventare re di Sicilia, re dei Romani, re di Gerusalemme».

Cosa unisce questo personaggio a Jack Folla?

«Sono due condannati a morte innocenti: Jack, immaginario, Corradino, reale».

Si sente sempre figlio di questa terra?

«Amo la Sardegna più di mia madre. Ma mentre mia sorella è nata a Sassari, io no, a Roma. Mi sono sempre incazzato moltissimo con i miei per questo infame scherzetto. Risultato? A Roma mi sento in esilio e in Sardegna, quando dicevo tutto fiero “Sono sardo”, gli altri bambini a Platamona, sulla spiaggia, rispondevano “no, sei romano”. Ma sono sardo, dal Cinquecento a oggi noi Cugia siamo figli di questa terra magica e nel nostro sangue scorre da sempre questo mare».

Che effetto le fa partecipare al premio Plics?

«Mi emoziona e mi rende felice. Quando Leonardo Onida mi ha invitato a presentare “Il principe azzurro” a Sassari e a Quartu è stata la notizia più bella del mese».

Avrà davanti una platea di studenti, c’è un messaggio che vorrebbe passasse?

«Che a 16 anni si può cambiare il mondo».

In quale ambito giornalistico si sente più a suo agio?

«Forse la radio, perché è il modo più immaginario e meno invasivo che conosco per comunicare con la gente».

Il prossimo progetto?

«Ho scritto il soggetto di serie per una fiction televisiva in otto puntate tratta da questo romanzo. L’ho presentato alla direzione fiction della Rai. Mi auguro che mettano in cantiere questa grande storia italiana. Gli americani, se invece dei cowboy e dei gangster avessero nel Dna un personaggio come Corradino lo farebbero diventare all’istante una star di Hollywood».

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