Stefano Serusi vola a Milano con la sua mostra al “Mini Spazio”
L’artista algherese presenta tre opere site-specific per un’esposizione che attraversa i luoghi e il tempo
La mostra personale dal titolo “Personale” di Stefano Serusi è pronta ad aprire le porte del “Mini Spazio”. Dal 2 al 6 aprile, l’artista algherese sarà protagonista con le sue opere a Milano. Come suggerisce il titolo, “Personale” gioca sul doppio significato di questo aggettivo unendo il riferimento alla canonica mostra personale, apparente e manifesta, a ciò che è intimo e nascosto, spiegano gli organizzatori.
Il progetto si inserisce nel contesto della ricerca di Mini Spazio, realtà indipendente attiva a Milano, dove l’artista aveva già esposto a settembre 2024 con la mostra collettiva “Incroci”. «Penso a “Personale” come una naturale evoluzione del rapporto tra l’artista e lo spazio espositivo ora abitato da opere narrative e partecipative che intrecciano racconto e visione onirica – racconta la curatrice Futura Pagano –. Il tema della soglia, ricorrente nelle sue opere, qui diventa centrale e ci affaccia in modo più esplicito nella sua visione sempre sognante della realtà e del quotidiano».
L’artista Stefano Serusi, nato ad Alghero, ora vive e lavora tra Milano e la Sardegna, interviene nello spazio espositivo con tre opere site-specific che compongono una scenografia sospesa tra quotidiano e onirico: un ambiente che ricorda un ufficio, l’ingresso di un palazzo Art Nouveau e infine un giardino d’inverno. La mostra è un racconto che attraversa il tempo grazie a diverse ambientazioni e messaggi che vengono scritti, inviati, attesi o ricevuti: alcuni appaiono sugli schermi di finti laptop, altri sono chiusi in una busta, altri ancora arrotolati nel becco di un uccellino meccanico.
«Questa idea di un messaggio, che sia una frase di una chat, una lettera che potremmo trovare in portineria, persino un bigliettino arrotolato nel becco di un uccellino, è anche un invito al pubblico a proiettare la propria aspettativa e la propria esperienza su quelle parole che, non potendo leggere, è chiamato a immaginare e comporre nella propria mente», racconta Stefano Serusi.