La Nuova Sardegna

L’intervista

Tazenda, Serena Carta Mantilla: «Mi sento già una della famiglia, non vedo l’ora di cantare in tour»

di Paolo Ardovino
Tazenda, Serena Carta Mantilla: «Mi sento già una della famiglia, non vedo l’ora di cantare in tour»

La nuova voce del gruppo si racconta: la passione per la musica grazie al piano del nonno, i grandi palchi con Mario Biondi e Renato Zero, le canzoni di Andrea Parodi

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Serena Carta Mantilla per la sua prima intervista da nuova voce dei Tazenda non voleva essere sola. E allora alza la cornetta del telefono fisso nello studio di Porto Torres dove è impegnata nelle prove generali con Gino Marielli e Gigi Camedda.

Il battesimo del fuoco di fronte al pubblico è stato in Abruzzo due settimane fa. Adesso il tour "Bonas noas" entra nel vivo. Il 12 aprile a Sassari, il 14 a Cagliari, il 21 per Pasquetta ad Alghero. Poi l'estate porterà lo storico gruppo in giro per l'Italia. «È un anno zero, è stimolante scoprire come ci comporteremo sul palco, quali abitudini svilupperemo – commenta Marielli, che guarda la cantante erede di Andrea Parodi e che ha sostituito Nicola Nite –. Serena? È come in matematica, quando ad un insieme inserisci un elemento nuovo: o si distrugge o questo si adatta. Stiamo creando un insieme più forte». E scherza: «Se vedo i Tazenda di oggi mi viene la crisi d'identità, ma è una cosa bellissima, vuol dire che c'è un cambiamento».

Serena Carta Mantilla, Com’è essere la nuova cantante dei Tazenda?

«Sono molto contenta ed elettrizzata, la tensione iniziale è passata, ora provo tanta euforia e non vedo l’ora di continuare».

Il debutto dal vivo è stato il 29 marzo ad Avezzano.

«Pensavo di rimanere stretta nella morsa dell’emozione, ma quando sono salita sul palco ha prevalso la voglia di fare un bel concerto e l’ansia si è trasformata in energia. In quella data abbiamo visto realizzarsi quanto preparato nelle prove. Mi è piaciuto il benvenuto dei fan, mi sono sentita accolta e mi hanno commossa».

Quando è arrivata la notizia della sua entrata nella band, qualche settimana fa, che reazioni ha ricevuto?

«Ero preoccupata, in realtà è stato bello avvertire la fiducia da parte dei fan, in molti mi hanno scritto “benvenuta nella famiglia Tazenda”. Questo è stato un bell’incoraggiamento. Chi mi conosce invece è rimasto stupito, il mio background non so perché ma lasciava pensare che dovessi andare in direzioni opposte alla mia terra, invece non avevo intenzione di andarmene».

Cosa rappresentavano per lei, fino a questo momento, i Tazenda?

«Hanno sempre fatto parte delle canzoni che cantavo in famiglia. Mio fratello è chitarrista, ricordo quando tirava fuori la chitarra e cominciava con qualche accordo delle canzoni dei Tazenda affinché io ci cantassi su».

Qual è il suo rapporto con la musica?

«Ho iniziato da piccola grazie a un pianoforte lasciatomi da mio nonno musicista. Non l’ho mai conosciuto, è morto un anno prima che io nascessi. Ho studiato canto jazz, ho fatto la solita gavetta di locali, matrimoni, hotel, poi mi ha chiamata Mario Biondi».

Com’è successo?

«Mio padre ci credeva molto più di me e gli ha mandato il mio curriculum, pensavo: “Ma figurati!”. Invece nel 2016 ho iniziato come corista per lui, e dal 2019 fino al novembre 2024 per Renato Zero».

Artista immenso e personalità sopra le righe.

«Con Renato Zero ho calcato grandi palchi, lui ha fatto la storia della musica ed è come lo vede il pubblico: eccentrico, profondo, sensibile. Proprio così. E molto spiritoso, gli piace raccontare le barzellette, ma sul lavoro è serio. Ho imparato tante cose».

E com’è nato l’incontro con i Tazenda?

«Ho saputo che stavano facendo dei provini, non mi aspettavo includessero voci femminili, invece sì e allora ci ho provato. Le nostre tre voci si fondono bene insieme e abbiamo dato il via a questo esperimento».

Ci sono dei brani a cui è più legata?

«“Astrolicamus”, era la preferita di Andrea Parodi, “Frore in su nie” e “Chelos”».

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