La Nuova Sardegna

La storia

Carlo e Diana 40 anni fa in Sardegna: l’arrivo a Olbia, il pranzo a Porto Rotondo

di Alessandro Pirina
Carlo e Diana 40 anni fa in Sardegna: l’arrivo a Olbia, il pranzo a Porto Rotondo

Il racconto della giornata dei reali d’Inghilterra: «A pranzo Cossiga dovette stoppare Mario Melis che stava perorando la causa degli indipendentisti sardi con tanto di analogie con l’Irlanda»

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Olbia Era una mattina di primavera – primavera vera, soleggiata e non quella invernale di questi giorni – e tutta la stampa mondiale aveva gli occhi puntati sulla Sardegna. Quella mattina di quarant’anni fa, il 19 aprile 1985, la coppia più famosa del mondo, Carlo e Diana, il principe d’Inghilterra e la sua giovanissima moglie, sbarcarono a Olbia per la prima tappa della loro visita ufficiale in Italia.

Un tour di venti giorni – nulla a che vedere con le appena 48 ore di un paio di settimane fa di Carlo e Camilla – che portò la coppia reale a girare quasi tutta la penisola. Ovvio che, però, l’arrivo in Italia attirò maggiore curiosità. E dunque tutta l’attenzione era su Olbia. Un regalo, quella prima tappa, che Francesco Cossiga, ai tempi presidente del Senato – sarebbe salito al Quirinale più o meno due mesi dopo – volle fare al suo collegio d’elezione. Sì, perché Cossiga per evitare brutte sorprese dalla sua Sassari, preferiva farsi eleggere nel più sicuro collegio di Tempio.

A raccontare il suo ruolo fu qualche anno fa alla Nuova l’allora sindaco di Olbia, Renato Careddu. «Quasi ogni fine settimana Cossiga veniva a Olbia, la Gallura era il suo collegio senatoriale. Un giorno mi disse: “Forse avremo la visita dei reali di Inghilterra”. Detto, fatto: poche settimane dopo andai a Roma per un incontro con i diplomatici inglesi». Carlo e Diana, abito azzurro con collo bianco e immancabile cappellino, atterrarono all’aeroporto Costa Smeralda. Sulla pista c’erano il sindaco con la fascia tricolore, Cossiga, il presidente della Regione Mario Melis e il prefetto Giorgio Musio.

La banda dell’esercito intonò i due inni nazionali, poi la coppia reale a bordo di una limousine raggiunse Porto Rotondo. Ma anziché passare dalla sopraelevata, il corteo attraversò il centro di Olbia, che, pur essendo molto più spartano di quello di oggi, fu tirato a lucido per l’occasione. Al bordo della strada centinaia di curiosi che volevano vedere dal vivo Carlo, il futuro re, e soprattutto Diana, la futura regina d’Inghilterra che poi mai lo sarebbe diventata. «Il principe fu molto colpito da questa accoglienza – ricordava sempre Careddu – tanto che mi ringraziò per l’affetto della gente di Olbia. Una frase che gli uscì dal cuore, spontanea, non prevista dalla ferrea etichetta a cui doveva sottostare».

A Porto Rotondo il pranzo fu preparato nei minimi dettagli. Il luogo prescelto fu l’allora Spaghetteria di piazzetta San Marco – da tempo non esiste più, oggi è un ristorante di sushi – ma il menù fu curato da Rita Denza, la regina del Gallura di Olbia. Su espressa richiesta di Buckingham Palace dal menù fu bandita la carne. E dunque ai commensali furono offerti una insalata di aragosta, uno spaghetto al sugo, spigole lesse e un dessert. In tutto un centinaio di invitati, con le donne in mise super eleganti, da cui però erano stati banditi il rosso e il blu, i colori della bandiera britannica. Nel tavolo reale c’erano Cossiga, Melis, il presidente del Consiglio regionale Emanuele Sanna, l’ambasciatore inglese, il prefetto e il sindaco di Olbia con la moglie Marina Forteleoni.

«Fu un pranzo informale e piacevole – è sempre il ricordo di Careddu –. Carlo era molto affabile, Diana invece molto schiva, seguiva il marito in tutto e per tutto. A tenere banco però fu Cossiga. Lui parlava un inglese impeccabile e interloquiva con i principi senza bisogno dell’interprete. Ricordo che a un certo punto dovette stoppare Melis, che, nell’imbarazzo generale, si era rivolto a Carlo per perorare la causa dell’indipendentismo sardo, con tanto di analogie con l’Irlanda». Il pranzo si concluse con un cappuccino. Poi tutti in piazzetta ad assistere allo spettacolo di canti e balli sardi che furono fortemente voluti dal presidente Melis. Il tutto sotto lo sguardo compiaciuto del conte Luigi Donà dalle Rose, fondatore di Porto Rotondo, che aveva visto il suo borgo preferito a Porto Cervo, il regno dell’Aga Khan. Dalla piazzetta di Porto Rotondo Carlo e Diana raggiunsero l’Isola Bianca di Olbia, dove ad attenderli sul Britannia, il panfilo reale, c’era no i figli William ed Henry, che allora avevano rispettivamente 3 anni e 8 mesi. Da Olbia il Britannia partì alla volta di La Spezia, seconda tappa di un tour che li portò nelle principali città italiane. Il 5 maggio la visita ufficiale si concluse a Venezia, ma il 9 il Britannia fece di nuovo rotta verso Olbia.

Ancora saluti di rito con il sindaco e il prefetto, poi di corsa verso il Costa Smeralda, dove Carlo e Diana, questa volta con un vestito bianco a pois rossi, si imbarcarono su due aerei diversi. Nel Regno Unito, infatti, all’erede al trono è fatto divieto viaggiare sullo stesso aereo del suo primogenito. Così Carlo partì insieme a Henry, mentre Diana si imbarcò con William. Il caso ha voluto che in quello stesso aeroporto, il Costa Smeralda, 12 anni dopo Diana trascorse le sue ultime ore. Era il 30 agosto 1997. Dopo una vacanza in Costa, Diana lasciò Olbia su un aereo col fidanzato Dodi Al-Fayed con destinazione Parigi, dove poche ore dopo i due avrebbero perso la vita nello schianto nel tunnel sotto Place de l’Alma.

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