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Ho 15 anni e non ho paura del buio, ma ho paura degli uomini: insegnateci a essere forti e sicure

di Claudia Fancello*
Il dipinto sulla violenza contro le donne è di Giorgia Pabis studentessa del liceo artistico di Sassari
Il dipinto sulla violenza contro le donne è di Giorgia Pabis studentessa del liceo artistico di Sassari

Femminicidi, stalking e episodi di violenze sono sola la punta dell'iceberg. Ci sono tanti altri comportamenti, atteggiamenti e convinzioni che fanno parte di una cultura di cui i femminicidi sono gli eventi più drammatici, ma che continuano a verificarsi con una frequenza spaventosa

24 novembre 2023
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Giulia, uccisa a 22 anni dal suo ex fidanzato. Melania, uccisa a 29 anni dal marito. Era da poco diventata mamma. Antonella, uccisa a 23 anni dal compagno della madre dopo aver tentato di difenderla. Asia, stuprata da un gruppo di sette ragazzi. Giulia, uccisa dal suo fidanzato e padre del bimbo che portava in grembo. Angela, uccisa a 38 anni dal marito che dopo si è tolto la vita. Jennifer, uccisa a 22 anni dal suo amante. Era al nono mese di gravidanza, avrebbe partorito di lì a poco. Valentina, bruciata viva dal compagno, è viva per miracolo. Jessica, uccisa a 16 anni dal padre.

Sono 105 le vittime di femminicidio nel 2023 in Italia. 6 in più del 2022. La maggior parte delle volte che sentiamo la notizia della scomparsa di una donna, il nostro pensiero, spesso purtroppo drammaticamente profetico, è quello che a far del male sia stato un compagno, l'ex o il marito. Lo sappiamo già come vanno a finire tutte queste storie. Ci abbiamo fatto l'abitudine. È normale? No. È il risultato di una società che ci ha abituati a sentire queste notizie ogni giorno. È il risultato di una società che fa vivere le donne nella paura. Ma nella paura di cosa?

A 12 anni ci viene detto di tornare prima che faccia buio perché poi c'è brutta gente in giro. A 13 anni ci viene detto di non uscire mai da sole. A 15 anni ci viene detto di frequentare gruppi in cui ci sono anche altre ragazze. A 16 anni ci viene detto di non metterci pantaloncini o vestiti troppo corti perché se dovesse succederti qualcosa te la sei cercata. A 17 anni iniziamo a portare ovunque lo spray al peperoncino. Ai ragazzi tutte queste cose vengono insegnate? La risposta la sappiamo già tutti. Su 10 denunce di abusi, 9 sono fatte da donne. Le donne vittime di stalking sono il 64%, quelle vittime di maltrattamenti l'81%, e di violenza sessuale il 91%. Queste percentuali tralasciano tutte le donne che subiscono senza denunciare, spesso per paura del proprio carnefice o per paura di non essere credute.

Femminicidi, stalking e episodi di violenze sono sola la punta dell'iceberg. Ci sono tanti altri comportamenti, atteggiamenti e convinzioni che fanno parte di una cultura di cui i femminicidi sono gli eventi più drammatici, ma che continuano a verificarsi con una frequenza spaventosa. Normalizzare e minimizzare atteggiamenti che non sembrano violenti e che vengono considerati da molti quasi innocui (come cat calling o molestie sessuali), è un problema, perché così facendo stiamo legittimando una cultura che oggettifica le donne e le mette sempre un gradino sotto gli uomini. In una società giusta ogni persona dovrebbe essere consapevole del fatto che una relazione si basa sul consenso reciproco. In una società giusta le vittime di violenze non dovrebbero aver paura di denunciare gli abusi che hanno subito. E in una società giusta non si cercano giustificazioni per le azioni commesse dal carnefice.

Pensate a cinque ragazze che conoscete. Di queste quasi sicuramente almeno una è stata in qualche modo vittima di un abuso o atteggiamento prevaricatore. «Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto. Se domani tocca a me voglio essere l'ultima”. -Cristina Torres Càceres

*Claudia studia al liceo “Sebastiano Satta” di Nuoro”
 

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