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Cultura e rispetto gli strumenti per una società più giusta

di Noah De Lisio*
Cultura e rispetto gli strumenti per una società più giusta

Donne considerate proprietà dell’uomo: è la mentalità che emerge negli episodi brutal

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La violenza contro le donne è una delle più gravi violazioni dei diritti umani, presente in ogni società e contesto storico. Questo fenomeno non conosce confini culturali, sociali o geografici e continua a mietere vittime, lasciando dietro di sé una scia di dolore e ingiustizia. Nell’articolo analizziamo dieci episodi rappresentativi di una tragica realtà fino ai giorni nostri, sottolineando la necessità di una lotta collettiva contro questa piaga.

Il termine “femminicidio” è entrato nell'uso comune solo negli ultimi decenni, ma la violenza contro le donne ha radici antiche. Uno dei primi casi documentati risale al 1551 in Messico, quando una donna indigena, chiamata Ana, fu uccisa dal marito spagnolo. La sua storia è emblematica del colonialismo, che perpetuava la sottomissione delle donne. Questo episodio riflette una dinamica di potere che ancora oggi caratterizza la violenza di genere.

Il brutale omicidio di Mary Rogers nel 1841 scosse l'America. Mary, giovane commessa di New York, fu trovata morta sull’Hudson River. Il caso sollevò il dibattito sulla violenza contro le donne in una società ancora patriarcale.

In Italia, il femminicidio di Cesira Ferrani, giovane donna piemontese uccisa dal marito nel 1926, evidenziò la questione della violenza domestica, sollecitando la necessità di leggi più severe.

Maria Goretti, una ragazzina di soli 11 anni, fu accoltellata a morte nel 1902 da un uomo che aveva tentato di violentarla. La sua storia fu trasformata in un simbolo religioso, ma sollevò anche domande sul silenzio delle comunità di fronte alla violenza di genere.

Le sorelle Patria, Minerva e Teresa Mirabal, uccise nel 1960 nella Repubblica Dominicana per la loro opposizione al regime di Trujillo, rappresentano un chiaro esempio di violenza di genere utilizzata per reprimere le donne ribelli. Il loro omicidio è commemorato ogni 25 novembre durante la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

Simone Beck, giovane francese uccisa nel 1980 dal suo ex partner, rappresenta un caso emblematico della violenza post-rottura, una delle principali cause di femminicidio.

In Italia, i femminicidi di Grazia, Roberta e Giovanna nel 2006 da parte dei rispettivi partner furono tra i primi casi definiti “femminicidi” dai media, contribuendo alla diffusione del termine nel dibattito nazionale.

Jessica Gonzalez fu assassinata nel 1999 negli Stati Uniti dall’ex marito, nonostante avesse chiesto protezione alle autorità. Questo caso evidenziò le gravi lacune nei sistemi di giustizia.

Il caso di Nirbhaya, unastudentessa indiana stuprata e uccisa nel 2012, scatenò proteste globali e portò all'inasprimento delle leggi contro la violenza sessuale in India.

Sarah Everard, rapita e uccisa nel 2021 a Londra da un poliziotto, riportò l’attenzione sulla sicurezza delle donne negli spazi pubblici.

L’omicidio di Giulia Tramontano, giovane incinta uccisa dal suo compagno nel 2023, ha riacceso il dibattito sulla prevenzione della violenza domestica in Italia.

Nonostante le differenze culturali e temporali, questi casi condividono una radice comune: la disuguaglianza di genere. La violenza contro le donne è spesso il risultato di dinamiche di potere che le vedono quasi come proprietà maschile. La mancata risposta delle istituzioni, la normalizzazione della violenza e la carenza di educazione al rispetto perpetuano il ciclo. Negli ultimi decenni sono stati fatti passi avanti, come la Convenzione di Istanbul del 2011, strumento giuridico fondamentale per contrastare il fenomeno. Tuttavia, le leggi da sole non bastano: è necessario cambiare la cultura, educare le nuove generazioni al rispetto e garantire che le vittime abbiano accesso a un sistema di supporto efficace. La violenza contro le donne non è un problema del passato o di società lontane. È una realtà che richiede un impegno collettivo. I femminicidi ci ricordano la gravità del problema e l'urgenza di agire per promuovere una società più giusta. La memoria delle vittime deve spronarci a non abbassare la guardia e a costruire un futuro in cui la violenza di genere non abbiaspazio. Ogni vita spezzata è una ferita per l'umanità intera, ma anche un monito per ché si agisca concretamente.

*Noah studia a liceo linguistico di Alghero
 

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