L'edificio termale torna alla luce: con l'archeologia Ortacesus guarda al futuro
"La ricetta contro lo spopolamento? investire in cultura"
CAGLIARI. Un edificio termale di epoca romana è stato riportato alla luce a Ortacesus, nella zona di «Funtana bangius». Determinanti sono stati i lavori da Marco Giuman, docente di Archeologia classica all'Università di Cagliari con i collaboratori Ciro Parodo e Gianna De Luca. L'attività di ricerca rientra all'interno del progetto «Ortacesus sub terris», promosso dal comune per la valorizzazione archeologica e turistica del comune della Trexenta. Una iniziativa che cerca di creare le basi per far rimanere i giovani nel territorio.
«La ricetta per lo spopolamento? Investire sulla cultura - spiega Edoardo Di Martino, referente del progetto a Ortacesus - Noi abbiamo il dovere di dare alle nuove generazioni la possibilità di vivere grazie a un turismo sostenibile e culturale. Certo, nulla sarebbe stato possibile senza l'ausilio dell'Università di Cagliari e dei suoi studenti. Grazie alla convenzione siglata possiamo garantire la loro presenza per cinque anni nel nostro comune: speriamo si creino le condizioni per poter rinnovare altrettanti anni».
Il progetto «Ortacesus sub terris» è partito un anno fa con una prima ricognizione degli studenti del dipartimento di Archeologia. Poi si è passati all'esame del materiale archeologico rinvenuto alcuni anni fa nella necropoli punico-romana di «mitza de siddi». Sabato scorso si è invece conclusa la seconda campagna che ha visto coinvolti altri dieci allievi dell'Ateneo. Nel progetto anche «la scuola di archeologia» che ha coinvolto venticinque bambini tra i sei e gli undici anni.(Ansa).