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Ancora aggressioni ad agenti in carcere di Uta: l’appello dei sindacati

Ancora aggressioni ad agenti in carcere di Uta: l’appello dei sindacati

L’ultimo episodio: un detenuto ha ferito al volto quattro poliziotti

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Uta Ancora aggressioni e violenza agli agenti nella casa circondariale di Uta. Ieri primo marzo, altro episodio di violenza. «Un detenuto, già protagonista di eventi critici durante la detenzione e che pretendeva di avere un certo quantitativo di sigarette oltre a quelle che già aveva avuto – fa sapere Luca Fais, segretario regionale del Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria –, ha dato in escandescenza e scagliato un pezzo di intonaco della cella contro l’agente di servizio. Non contento, si è scagliato con un oggetto contundente contro altri poliziotti, intervenuti in aiuto del collega. Solo grazie alla professionalità del personale intervenuto che ha cercato di limitare i danni, si è riusciti a placare gli animi aggressivi del detenuto. Quattro poliziotti hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche per traumi e diverse escoriazioni nel viso».

Fais esprime solidarietà e vicinanza ai poliziotti e denuncia: «Questo ennesimo grave fatto si aggiunge ai tanti che già quotidianamente si vivono all’interno della casa circondariale di Uta – aggiunge il sindacalista -, dove alta è la presenza di tantissimi detenuti facinorosi e il sovraffollamento è costante. Auspichiamo un intervento forte e deciso del provveditore affinché provveda al trasferimento del detenuto facinoroso, lanciando un segnale chiaro e ristabilendo l’ordine e la sicurezza all’interno dell’istituto».

Solidarietà e apprezzamento ai colleghi di Uta anche da parte di Donato Capece, segretario generale del Sappe: «È fondamentale che le istituzioni raccolgano il nostro appello: investite nella sicurezza per avere carceri più sicure. Questo vale per tutte le altre strutture detentive della Sardegna. Il Corpo di polizia penitenziaria, a Cagliari e in tutti gli istituti penitenziari sardi, ha dimostrato, negli anni, non soltanto di costituire un grande baluardo nella difesa della società contro la criminalità, ma ha anche dimostrato di avere in sé tutti i numeri, le capacità, le risorse, gli strumenti per impegnarsi ancora di più nella lotta contro la criminalità, non soltanto dentro il carcere, ma anche fuori», conclude Capece. (l.on)

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