Riconoscimento di razza per il cane fonnese
Dopo venti anni di attese da parte degli allevatori, arriva la certificazione dell’Ente nazionale cinofilia
FONNI. Era il custode delle greggi del Gennargentu, fin dall’epoca romana. Tant’è che le stessi fonti latine parlano di un feroce mastino che si accompagnava ai sardi pelliti, che il console Marco Pomponio Matone doveva eliminare. Quel cane feroce, che secondo recenti studi è di origine nuragica, è sopravvissuto fino ai giorni nostri, diventando di volta in volta, compagno di pastori, massai, banditi e perfino cane del regio esercito. Ora per il cane fonnese è arrivato anche il riconoscimento dell’ente nazionale della cinofilia italiana, che ha premiato uno sforzo ventennale da parte degli allevatori fonnesi. Combattevano per questo dal 2006, anno di costituzione di un sodalizio di tutela. Questi gli ingredienti dell’ottava rassegna per la valorizzazione del cane pastore fonnese, con il primo riconoscimento della razza da parte dell’Enci, che si terrà domenica in piazza alle 10.
Potranno partecipare tutti gli allevamenti che abbiano cani in ottime condizioni e che rispondano ai requisiti predeterminati così come codificati. Una gioia per gli allevatori che sono riusciti a delineare le caratteristiche dell’animale. Domenica avranno la possibilità di esibire i loro campioni, pochi dei quali vivono in cortile e che rimangono sempre a custodia di ovili e greggi. Un cane di brutta fama: rabbioso e aggressivo. Ma come al solito, oltre la buona dose di leggenda, vi è sempre la mano dell’uomo che tira fuori il lato peggiore dell’animale, con trattamenti poco urbani. Certo il molossoide fonnese tutto è fuorché un cucciolo da salotto: forte di tempra e di fisico, con un cranio pesante e una muscolatura che gli consente velocità ed agilità. Non è raro imbattersi in uno di questi cani, per coloro che fanno un salto nelle campagne di Fonni e di Desulo, nella valle di Aratu e di Divisu. Grigi, neri, color miele o tigrati: l’impressione è sempre la stessa. Una macchina da guerra a guardia di mucche, pecore e capre. Impossibile avvicinarsi se non in compagnia dei pastori. E nel giorno di Pastorias, festa del mondo delle campagne, la rassegna è un momento topico che li ripaga di tanti sacrifici.