NUORO. Quarantadue indagati per la morte della pensionata di Torpè, Maria Frigiolini. E altri 34 indagati nell’inchiesta per la morte sul ponte di Oloè, dell’agente di polizia, Luca Tanzi.
Settantasei indagati in tutto, dunque, suddivisi in due fascicoli di indagine che sin dall’inizio hanno viaggiato distinti ma paralleli, si ritroveranno al Palazzo di giustizia di Nuoro il prossimo 29 marzo, il giorno dopo Pasquetta, per la prima udienza preliminare nelle inchieste sull’alluvione del 2013 tra Nuorese e Baronia.
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Saranno un piccolo esercito di ex amministratori locali, funzionari della Provincia, ingegneri ma anche alti dirigenti dell’Ente foreste e del corpo forestale della Sardegna, e funzionari del Consorzio di bonifica della Sardegna centrale.
Gli indagati in comune. Sono poco più di una decina, gli indagati in comune tra le due inchieste: sono l’ex presidente della Provincia di Nuoro, Roberto Deriu, l’ex assessore provinciale alla Protezione civile, Franco Corosu, l’ex assessore provinciale, Paolo Porcu, il responsabile per la Provincia della Protezione civile, Paolo Marras, il dirigente provinciale del settore Lavori Pubblici, Antonio Gaddeo, i dirigenti provinciali del settore Ambiente, Mario Viola, Giovanni Carmelo Pirisi e Giovanni Deiana, l’istruttore tecnico direttivo della Provincia, Maria Lucia Fraghì, il direttore dei lavori per il Consorzio di bonifica della Sardegna centrale, Sebastiano Bussalai, il direttore generale del corpo forestale, Carlo Masnata, il direttore generale dell’Ente Foreste della Sardegna, Paolo Botti, il comandante provinciale del corpo forestale, Gavino Diana.
I capi di accusa. Le due inchieste hanno quattro capi di accusa in comune: sono il reato di inondazione, quello di crollo o disastro doloso, quello di omicidio colposo e di disastro colposo in concorso. Mentre solo l’inchiesta per la tragedia del ponte di Oloè e per la morte di Luca Tanzi, tra i capi di accusa annovera anche il reato di “lesioni personali colpose”.
La tragedia di Oloè. In quella tragica serata del 18 novembre 2013, infatti, sul viadotto tra Oliena e Dorgali, nell’auto dove viaggiava il povero Luca Tanzi c’erano anche altri tre suoi colleghi: Mirko Pellino, Gavino Chighine e Gavino Virdis, tutti feriti in modo piuttosto serio dopo essere finiti con l’auto dentro la voragine che si era aperta all’inizio del ponte. Sia Pellino, sia Chighine e Virdis, infatti, sono indicati tra le persone offese nell’inchiesta sul ponte di Oloé, insieme alla moglie di Luca Tanzi, Annalisa Lai, e ai suoi familiari più stretti. Secondo l’inchiesta coordinata dal procuratore Andrea Garau e seguita dal sostituto Andrea Vacca, quel 18 novembre aveva mostrato, impietoso, le falle nella manutenzione del ponte, ma anche quelle del sistema di gestione dell’emergenza. Di qui l’iscrizione nel registro degli indagati dei vertici della Provincia, di diversi funzionari dell’ente, dei responsabili del sistema di protezione civile e dei vertici dell’Ente Foreste e del corpo forestale. Se i lavori, la manutenzione del ponte, e il piano di emergenza seguito all’allarme alluvione, fossero stati eseguiti a regola d’arte, insomma, secondo l’accusa il ponte di Oloè non avrebbe dovuto cedere, né tantomeno si sarebbe dovuta registrare la morte di Luca Tanzi.
La morte della pensionata. Anche per l’inchiesta sulla morte della pensionata di Torpè, Maria Frigiolini, secondo la Procura e il pm Andrea Vacca che ha seguito l’indagine sin dai primi istanti, le responsabilità sono tante e coinvolgono professionisti, amministratori locali, funzionari e responsabili del settore protezione civile.
Quel 18 novembre, infatti, un'onda alta quattro metri aveva letteralmente scavalcato lo sbarramento provvisorio della diga Maccheronis rovesciando una vera marea di acqua impetuosa sul rio Posada. Il fiume e i suoi argini non avevano retto: avevano ceduto in diversi punti inondando Torpè. A farne le spese, prima di tanti altri, erano stati gli abitanti di Torpè che avevano costruito le loro case vicino al fiume. E proprio in una di queste case abitava la pensionata di 87 anni, Maria Frigiolini, che da tempo era costretta su una sedia a rotelle. La povera donna, dunque, non era riuscita a sottrarsi all’acqua che entrava impetuosa nel suo appartamento, mentre il figlio e la nuora per fortuna erano riusciti a scampare alla morte.
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