Tentato omicidio, il pm chiede 8 anni
di Valeria Gianoglio
Galtellì, la richiesta di condanna davanti al gup per un’aggressione del 2019
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GALTELLÌ. «Con la riduzione del rito abbreviato, chiedo una condanna a 8 anni, un mese e 10 giorni». È approdato alla requisitoria del pm Emanuela Porcu, con annesse richieste finali, il processo davanti al gup Claudio Cozzella che vede un uomo di Galtellì, Marco Zola, a processo con l’accusa di tentato omicidio aggravato, minacce e atti persecutori, attraverso l’app Messenger. I fatti contestati a Zola risalgono al febbraio del 2019. Secondo quanto ha ricostruito la pubblica accusa, il 18 febbraio di due anni fa, Zola aveva più volte colpito con una roncola la testa un giovane, e lo aveva fatto perché «era geloso della relazione sentimentale» che aveva con una donna. Il giovane aggredito, stando all’accusa, era per fortuna riuscito a difendersi parando «i fendenti con la mano sinistra, sulla quale riporta lesioni da arma da taglio giudicate guaribili in cinque giorni», ed era riuscito a evitare conseguenze più gravi anche perché era stato aiutato dal fratello. A Zola, difeso dall’avvocato Antonello Cucca, viene contestato anche il reato di minacce nei confronti del presunto rivale in amore. Minacce che, spiegano gli inquirenti, «erano consistite nell’inviare al fratello della persona offesa un messaggio su Messenger con la foto di un nerbo di bue, insieme alla frase “Con questo devo chiarire con R., ma è solo se serve, lo voglio davanti, lo devo collaudare». Ma per l’accusa Zola aveva minacciato il suo presunto rivale e il fratello di quest’ultimo anche il 18 febbraio del 2019, mentre aggrediva uno di loro con la roncola. E quando erano riusciti a fuggire, Zola avrebbe detto “Vi ammazzo, vi sparo». Con l’aggravante di aver commesso questi reati quando era sottoposto alla misura di prevenzione dell’avviso orale. L’avvocato di parte civile, Emilia Fois, che rappresenta le parti offese, ieri nel corso della sua discussione, ha ricordato che quella messa in atto dall’imputato era stata «una escalation di minacce, dapprima velate, fino a diventare più gravi minacce di morte», condotte che poi avevano raggiunto l’apice nell’aggressione fisica al fidanzato della donna alla quale Zola ambiva e che «era diventata l’oggetto del suo insano, morboso e mai ricambiato interesse». «La condotta persecutoria di Zola – ha spiegato l’avvocato Emilia Fois – era iniziata circa tre anni prima ed è documentata anche da messaggi morboso e molesti trasmessi alla donna dall’imputato, con i quali le chiede di incontrarsi e di fronte al rifiuto della ragazza e dal tentativo della stessa di interrompere ogni occasione di contatto, arriva a minacciare di morte lei e il suo fidanzato. Le persecuzioni si intensificano e acuiscono quando la donna si fidanza con R. . Zola poi è passato con lucida premeditazione alle vie di fatto». Il processo proseguirà il 4 maggio: parlerà l’avvocato di Zola, Antonello Cucca.