Carlo Prevosto: «No a questo Pd, lascio»
L'esponente Dem si dimette dagli incarichi interni del suo partito. L’accusa: «Mai con gli ex di Soddu, non possono stare nel Campo largo»
Nuoro «Vero». Risposta secca, senza giri di parole. Carlo Prevosto non è tipo da ghirigori, dice pane al pane, vino al vino. Anche davanti alla domanda se è vero che si è dimesso da tutti gli incarichi di partito. «Sì, verissimo» ribatte. Candidato sindaco nel 2020 (scelto con il metodo delle primarie di coalizione), sconfitto da Andrea Soddu, Prevosto è stato all’opposizione fino all’arrivo in Comune del commissario straordinario. «Mai con Soddu» ha sempre ripetuto dai banchi del parlamentino di via Dante. Così, lunedì scorso, a meno di 48 ore dal vertice all’Exmè del Campo largo che ha chiuso con la nomination di Emiliano Fenu (M5stelle) alla candidatura a sindaco di Nuoro, l’esponente dem ha lasciato assemblea, direzione e segreteria, sia provinciale sia cittadina, del Partito democratico. Un colpo di scena coerente con gli slogan ripetuti nel tempo.
Perché si è dimesso? Cos’è successo sabato scorso all’ex mercato civico?
«Mi sono dimesso perché sono in totale disaccordo con la linea politica seguita dal Pd nell’alleanza di centrosinistra per le prossime elezioni comunali a Nuoro».
Ossia? Il riferimento è all’ingresso nel Campo largo di esponenti della maggioranza Soddu (in altre parole: Progressisti)?
«Esatto. Ma la notizia dovrebbe essere che il partito “Uniti per Todde” (leggi Sebastian Cocco, ndr) è in disaccordo con la presidente sull’ingresso di esponenti del gruppo Soddu».
Ora vuole fare il giornalista? Pensi al suo partito...
«Il mio partito all’unanimità aveva deciso che delegava alla presidente Todde la scelta di una rosa di candidati sindaco, ma che si sarebbe opposto a qualsiasi alleanza con esponenti dell’amministrazione Soddu. Posizione ribadita in tutte le riunioni del Campo largo e condivisa dalla quasi totalità degli alleati. Peraltro, i Progressisti non avevano mai partecipato ad alcuna riunione».
Cosa è cambiato, allora?
«Bella domanda (ride, ndr). Io ho solo preso atto che nell’ultima riunione del centrosinistra la quasi totalità del mio partito (anche se Roberto Deriu ha denunciato il problema) si è espressa a favore dell’alleanza con i Progressisti, che annoverano esponenti di punta del gruppo Soddu».
La sua resta è una posizione isolata all’interno del Partito democratico?
«Evidentemente – sottolinea Prevosto –, sono l’unico che ha obiettato. In privato mi dicono tutti che sono d’accordo con me, ma in politica valgono le posizioni pubbliche. Detto questo, quando saranno convocati gli organi di partito, chiederò di partecipare e vedremo».
Quindi sta già dicendo che potrà ritirare queste sue dimissioni?
«La ringrazio della sua attenzione a un semplice militante del Pd (sorride, ndr), ma le mie dimissioni riguardano l’incompatibilità con una linea politica. Mi ci vede a fare campagna elettorale di fianco all’ex vicesindaco Beccu (esponente della giunta Soddu, ndr)? Non sono persona per tutte le stagioni».
Eppure, a questo giro avete la possibilità di riunire tutto il centrosinistra...
«E lo stesso argomento usato dalla presidente Todde e dagli esponenti del mio partito, insieme a quello che gli elettori sono stufi delle beghe di partito. Obietto che intanto non è tutto il centrosinistra, perché il gruppo di Lisetta Bidoni ne è fuori. Poi lo trovo infondato».
Ci faccia capire, spieghi meglio. Perché infondato?
«La mia modesta opinione è che il gruppo che ha fatto capo all’amministrazione Soddu non è di centrosinistra (anche se molti elettori di centrosinistra l’hanno votato). È solo un gruppo di potere che viene nel centrosinistra – presunto vincente – per continuare a gestire porzioni di potere. A sostegno di questa mia tesi ricordo che nell’ultimo anno di legislatura ha governato con i voti del centrodestra. Centrodestra che ha annunciato che si presenterà senza simboli di partito, probabilmente con un candidato sindaco che è stato esponente di spicco del Pd (il riferimento è a Giuseppe Luigi Cucca, ndr). Un’operazione di spregiudicato trasformismo politico che noi non potremmo denunciare troppo facilmente, avendo all’interno dell’alleanza gli stessi osceni meccanismi politici. L’effetto finale, secondo la mia modesta opinione, sarà che gli elettori diranno che siamo tutti uguali, e chi ne pagherà il prezzo maggiore sarà il mio partito».
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