Olbia saluta Isacco, un figlio della città arrivato dal Senegal
Commosso addio della comunità in nome di integrazione e fratellanza all'uomo trovato morto nella casa di via delle Terme
OLBIA. La bara è al centro della camera mortuaria. Attorno ci sono amici vecchi e nuovi, senegalesi e italiani, tutti stretti in un unico e commosso abbraccio. È l'addio a un omone che in città ha saputo come farsi voler bene. C’è chi legge i versi del Corano e c’è chi parla di fratellanza, ricordando con orgoglio cosa significa sentirsi olbiesi anche quando si è nati quasi 4mila chilometri più a sud. L’ultimo saluto a El Hadji Sakho, per tutti semplicemente Isacco, trovato morto la settimana scorsa nella sua casa di via delle Terme, è un triste e composto viavai di chi gli era amico.
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Oggi 27 ghennaio la sua salma partirà per il Senegal. Con un volo Meridiana raggiungerà Roma, e poi Parigi, con un aereo Air France. Infine l’arrivo a Dakar. Isacco sarà sepolto nella sua città, Mabo, dove i suoi familiari stanno preparando il funerale. Ieri però Olbia ha voluto dargli l’ultimo addio, nella camera mortuaria del cimitero di via Roma. In città è volato anche suo fratello Madicke Sakho.
Davanti alla bara, ieri pomeriggio, ha parlato anche lui. «Ultimamente, quando era in difficoltà, gli avevo detto di venire a stare da me in Francia – ha raccontato il fratello di Isacco –. Lui però mi aveva risposto di no, perché si sentiva olbiese. E adesso, come sono venuto qui, mi sono reso conto che aveva ragione: mio fratello era olbiese, era benvoluto da tutti».
L’ultimo saluto a Isacco, 59 anni, è stato organizzato dal fratello Madicke e dall’associazione Sunugal, che in città rappresenta la folta comunità senegalese. Il presidente dell’associazione, Cheikh Oumar Sarr, ha parlato di fratellanza e dell’importanza del sentirsi, oltre che senegalesi, anche italiani e olbiesi. Cheikh Oumar Sarr, per tutti Omar, ha ragione. La comunità senegalese a Olbia è ben integrata. Lo stessa storia di Isacco ne è un esempio. Arrivato in città circa trent’anni fa, aveva lavorato un po’ dappertutto, come meccanico, custode, vigilante. Nel frattempo era anche diventato cittadino italiano. Lo scorso venerdì, invece, la tragedia, quando i vigili del fuoco e i carabinieri, allarmati da alcuni vicini, lo hanno trovato morto in una stanza della sua casa di via delle Terme, in pieno centro storico.
A ucciderlo sarebbero state le esalazioni di monossido di carbonio sprigionate dal braciere con il quale si stava riscaldando. Da poco gli avevano staccato la corrente elettrica.
La notizia della sua morte, in città, quella sera si era sparsa nel giro di pochi minuti. Le bacheche Facebook degli olbiesi sono state tempestate di ricordi e riflessioni. Lo conoscevano tutti come «il gigante buono» e chiunque lo considerava a pieno titolo figlio di questa città. La comunità senegalese, insieme a tanti amici di Olbia, in questi giorni ha raccolto quasi seimila euro. Servono per pagare il volo e i funerali, mentre la bara è stata pagata dal Comune. In Senegal i funerali durano tre giorni. E un po' come si usa in Sardegna, anche laggiù si offre del buon cibo a chiunque si presenti alle esequie.