La Nuova Sardegna

Olbia

Il tragico rogo del 1983 musica e riflessioni sul cippo di Curragghja

di Angelo Mavuli
Il tragico rogo del 1983 musica e riflessioni sul cippo di Curragghja

TEMPIO. “La Ricorrenza di Curragghja” del 28 luglio 1983, in memoria dei nove uomini immolatisi 38 anni fa sulla omonima collina che sovrasta la città mentre tentavano di spegnere un incendio immane,...

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TEMPIO. “La Ricorrenza di Curragghja” del 28 luglio 1983, in memoria dei nove uomini immolatisi 38 anni fa sulla omonima collina che sovrasta la città mentre tentavano di spegnere un incendio immane, è stata celebrata solennemente anche quest’anno. Fra gli altri eventi, di carattere istituzionale e religioso, anche il concerto serale sulla collina, a cura del maestro Sandro Fresi, degli artisti Marco Muntoni e Paola Giua, arricchito dalla riflessioni del filosofo Giuseppe Pulina. Che hanno saputo creare un riuscitissimo collage fra riflessioni scritte per l’occasione dallo stesso Pulina e i brani musicali della tradizione gallurese. I musicisti, sotto la sapiente regia di Fresi, hanno interpretato in maniera originale sei brani della tradizione musicale sardo-corsa, creando un’atmosfera solenne sulla collina dove la cerimonia si era chiusa poco prima con la deposizione di una corona ai piedi del mastodontico cippo in granito sul quale sono incisi i nomi dei caduti: Diego Falchi, Tonuccio Fara, Mario Ghisu, Luigi Maisto, Silvestro Manconi, Tonino Manconi, Claudio Migali, Salvatore Pala e Nino Visicale. Impeccabili nelle loro performance sono stati Marco Muntoni, Paola Giua e lo stesso maestro Fresi. Molto apprezzate infine le riflessioni di Giuseppe Pulina, insegnante e giornalista. Veri e propri incisi lirici sul valore delle parole: “Parole ben-dette, non sempre benedette”, sul significato del silenzio “che non è assenza di clamore o rumori di fondo”, e il rapporto tra vivi e morti che la collina di Curragghja, ha detto Pulina, non può non evocare. Per Pulina, che ha chiuso la serata della memoria, «bisognerebbe apprendere la vita per prendere la vita. E cioè: capire quel che è stato per saper vivere il presente». A giudizio unanime, la kermesse di quest’anno ha costituito il più bel suggello di una giornata molto intensa, anche se non mancano i suggerimenti. «In una città, molto spesso distratta, alcune volte politicamente troppo litigiosa e, soprattutto, sempre più rinchiusa nella sua “storica bolla di presunzione”, rispetto al territorio – ha detto un visitatore – quanto affermato durante la celebrazione di quest’anno dovrebbe spingere Tempio a confrontarsi meglio e più umilmente con il territorio».



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