Cavalli morti, Moby citata in giudizio
Chiamata in causa come responsabile civile. No al processo a Civitavecchia
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OLBIA. La compagnia di navigazione Moby è stata citata in giudizio come responsabile civile nel procedimento penale per la morte dei quattro cavalli della scuderia Clodia di Roma, avvenuta nell’estate 2020. Lo ha deciso il gup Marco Contu accogliendo le richieste del difensore di parte civile, l’avvocato Nazarena Tilocca. Il giudice ha anche respinto l’eccezione di incompetenza territoriale del tribunale di Tempio sollevata da uno dei difensori degli imputati, l’avvocato Francesco Longhini. Il processo non sarà trasferito a Civitavecchia come richiesto, ma resterà a Tempio. Il caso era scoppiato il 13 luglio 2020. Quattro dei nove cavalli della scuderia Clodia imbarcati sulla Moby Aki – Bandidu De Zamaglia, Bomodel Da Clodia, Bometeor e Botrus – partiti da Civitavecchia e diretti all’ippodromo di Chilivani per partecipare alle gare internazionali, erano stati trovati morti dalla squadra che li accompagnava, poco dopo lo sbarco a Olbia. Colpo di calore, la causa della morte, come accertato dall’autopsia. Stroncati dall’eccessivo caldo nel garage della nave. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio del comandante della nave Antonio Scotto Di Cicariello (Napoli), del primo ufficiale di coperta Francesco Lo Nostro (Messina), dell’allievo ufficiale di coperta Ernesto Prudente (Ponza) e dell’autista, Maurizio Conti (Roma), ritenuti responsabili della morte dei quattro cavalli. Stando alle accuse, a bordo della Moby Aki non sarebbero state attivate le procedure imposte alla compagnia sul trasporto degli animali, che avrebbero viaggiato in condizioni critiche, senza un’adeguata areazione, troppo vicini ad altri mezzi, uno dei quali dotato di motore frigorifero che avrebbe riscaldato ulteriormente l’aria. Ciò avrebbe causato la morte dei cavalli per “ipertermia corporea prolungata”. Da qui l’accusa di abbandono di animali per il comandante, l’ufficiale e l’autista incaricato del trasferimento degli animali che aveva le funzioni di guardiano. Lo Nostro è accusato anche di falso, in concorso con Prudente, per aver dichiarato al comandante (che lo aveva attestato sul giornale nautico), di aver constatato all’arrivo in porto che gli animali erano vivi e in buona salute. L’udienza proseguirà il 21 aprile. I marittimi sono difesi dagli avvocati Giovanni Cimmino e Francesco Longhini, l’autista da Maurizio Mani. Si sono costituiti parte civile con l’avvocato Nazarena Tilocca la scuderia Clodia, l’allenatore dei cavalli e uno dei proprietari, e con l’avvocato Giulia Cossu l’associazione onlus “Horse angels”. (t.s.)