La Nuova Sardegna

Olbia

Cambiamenti climatici

L’acqua del golfo di Olbia è troppo calda: muoiono cozze e arselle, danno da oltre un milione di euro

Serena Lullia
Cozze Mitili frutti di mare
Cozze Mitili frutti di mare

Per il Consorzio dei molluschicoltori esisteva il Piano B per salvare i bivalvi: «Ma i rimbalzi della burocrazia hanno impedito di ultimare gli impianti al Lido del Sole»

19 agosto 2022
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Olbia  Soffocate dal caldo record nelle acque diventate un brodo bollente. Una parte delle cozze, arselle e ostriche degli allevamenti del golfo sono morte per anossia, cioè per mancanza di ossigeno. Le temperature del mare, in alcuni punti ha raggiunto anche i trenta gradi. L’assenza di venti di maestrale e di scirocco ha contribuito alla mancata ossigenazione delle acque con conseguente morte di parte dei bivalvi. 

 «Rimane peraltro disponibile per i numerosi consumatori che ne fanno richiesta, l'ultima parte della produzione ancora vitale che non presenta alcun problema – spiega il presidente del Consorzio molluschicoltori, Raffaele Bigi -.  Una prima stima dei danni evidenzia in alcune aree una perdita superiore al 50 per cento con punte del 100 per cento in quelle più interne, per un totale sicuramente superiore a 6mila quintali e un danno economico, provvisoriamente stimabile, superiore a 1,5 milioni di euro».

Il danno ha interessato gran parte delle 16 cooperative socie del Consorzio. Avviato il l’iter di accertamento dei danni insieme a Regione, Agenzia Argea, Asl, Direzione marittima, Comune.

«Seguirà la richiesta di proclamazione dello stato di calamità naturale per la richiesta degli eventuali indennizzi per la perdita di reddito delle aziende», conclude Bigi.

La salvezza per le cozze e le arselle, secondo il Consorzio, sarebbe potuta essere, almeno parzialmente, se entro giugno fossero stati ultimati i progetti nell'area esterna al golfo interno, al Lido del Sole, zona più refrigerata e ossigenata, dove la produzione avrebbe dovuto essere trasferita entro la metà luglio.

«Sin dal mese di maggio avevamo comunicato agli enti preposti l'inizio lavori – ricorda il presidente Bigi -, con la necessità di un rapido riscontro al rilascio (all'impresa incaricata) dei necessari nulla osta che, viceversa, non sono mai stati rilasciati per una serie di rimbalzi burocratici tra vari enti, impedendo pertanto l'ultimazione dei lavori e il conseguente trasferimento delle produzioni. Di tale pericolo di moria avevamo già dato segnalazione agli enti interessati sin dal mese di giugno ma, purtroppo, non siamo stati ascoltati ed oggi ne scontiamo i danni e la perdita economica». 

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