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Area archeologica

Olbia, i vandali a Su Mont’e s’Abe

Paolo Ardovino
Olbia, i vandali a Su Mont’e s’Abe

Ancora raid nella tomba dei giganti e a Pedres. Devastatato l’infopoint chiuso e incustodito, scritte e rifiuti ovunque

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Olbia Parcheggiano l’auto nello spiazzo in terra battuta, vicino a un albero per sfruttare qualche filo d’ombra. Poi, zaino in spalla, due giovani turisti, tedeschi a vedere dalla targa del mezzo, si dirigono verso la piccola casetta dell’infopoint. Si avvicinano, notano la porta aperta, guardano dentro e vanno via scuotendo la testa. La struttura a metà tra il castello di Pedres da una parte e la tomba dei giganti di Su Mont’e s’Abe dall’altra è chiusa da anni e sta diventando la vera tomba del grande sito archeologico alle porte di Olbia. Ci sono i segni, evidenti, del vandalismo e dell’incuria. Potrebbe essere un’oasi felice della storia cittadina, al momento è più un’isola incustodita.

Non si parli di luoghi di poco interesse: tarda mattinata dei primi di settembre, sotto il sole cocente e il via vai degli aerei verso il vicino aeroporto, in meno di mezz’ora sono quattro le auto che arrivano. Una famiglia romana, una tedesca e un piccolo gruppo francese. Tutti sembrano conoscere bene il posto in cui sono arrivati, e prendono i sentieri verso il monte dove spicca il castello medievale o verso le pietre della tomba nuragica. Si muovono senza indicazioni. Anche perché non esistono.

La struttura in pietra che conserva ancora l’insegna di biglietteria e infopoint è sbarrata, ma la porta d’ingresso è stata forzata e spalancata, le finestre aperte e i vetri rotti. All’interno, sedie di plastica ribaltate, un paio di tavolini consumati, un divano ancora intatto. Qualche foto appesa alle pareti, vecchie cartine della Sardegna. In fondo altre due stanze. Ovunque polvere, stato di abbandono. Accanto all’ingresso, invece, abbondano i sacchi di immondizia, alcuni con scritte in lingue estere. Souvenir di vacanzieri di passaggio. D’altronde non c’è alcun controllo.

La condizione dei siti allo stato attuale, di contro, sembra migliorata rispetto al passato. In cima al castello rimangono cartacce e rifiuti in plastica, ma sono meno che in altri periodi. Nella tomba dei giganti – sempre frequentata dagli avventori interessanti alla presunta energia terapeutica dei massi – un altro cestino stracolmo di rifiuti e qualche scritta sui tabelloni illustrativi. Se ci si chiede se il sito è vivo, la risposta è sì. Visitatori locali e turisti conoscono la zona, viene indicata anche tra i luoghi di maggiore interesse dalle guide online e dai blogger. Ma rimane un’area allo stato brado, abbandonata a se stessa e in condizioni rivedibili. Anche se non irrecuperabili. Per il momento, basterebbe anche un intervento di riqualificazione leggera. Dopodiché servirebbe mettere in funzione l’infopoint. E ridare valore, magari pensando ai circuiti culturali nazionali come quelli delle Giornate del Fai oppure Monumenti aperti. Si chiama tutela, promozione e valorizzazione del propri beni culturali.

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