Olbia, la pista ciclabile al posto del cantiere Moro: iniziano i lavori
Gli operai nei vecchi moli: avanza il tracciato nella zona di Mogadiscio
Olbia. Le ruspe hanno preso il posto delle barche. Nei vecchi moli del cantiere Moro adesso c’è un gran viavai di tecnici e operai: dopo anni di braccio di ferro, il Comune si è appropriato dell’area e ha cominciato a realizzare un nuovo tratto di pista ciclabile. Per la città si tratta di una svolta storica: il vecchio cantiere nautico, il più antico di Olbia, dice addio al golfo più interno. Non un fulmine a ciel sereno, comunque. Per anni in città si è discusso dell’opportunità di lasciare un cantiere di questo tipo in pieno centro, tra l’altro in un tratto di costa da tempo interessato da un importante progetto di riqualificazione. I Moro, dal canto loro, hanno provato a trovare un compromesso con il Comune. Non se ne è fatto nulla: la giunta è andata avanti per la sua strada e ha così chiesto alla Port authority di non rinnovare più la concessione ai vecchi maestri d’ascia. Obiettivo: lasciare spazio al progetto Iti e, in particolare, alla sua pista ciclabile.
Arrivano le ruspe. Nella zona di Mogadiscio un primo tratto di pista ciclabile era stato già costruito: parte dal ponte di ferro e si ferma proprio a ridosso del cantiere Moro. Adesso il muro della vecchia attività è stato abbattuto e gli operai hanno iniziato a tracciare il percorso della nuova pista nell’area per decenni utilizzata dal cantiere. Il tracciato sarà infine collegato a quelli già realizzati a Poltu Cuadu e nella zona dell’aeroporto. Il Comune, a cominciare dal sindaco Settimo Nizzi, non ha mai avuto dubbi sul fatto di voler eliminare dal mare il maxi cumulo di barche del cantiere. Un nuovo spazio per la città, dunque, ma sicuramente un duro colpo per i Moro. «A noi il progetto di riqualificazione piace – aveva spiegato alcuni mesi fa il maestro d’ascia Massimo Moro, figlio del patriarca delle barche Michele –. E non siamo contrari alla pista che passerà in mezzo al nostro cantiere. Avevamo anche preparato un progetto con l’idea di far coincidere la riqualificazione con il nostro antico mestiere. Le cose, però, alla fine sono andate diversamente. Non so cosa faremo. Il cantiere resterà, perché si trova in quella che è casa nostra, ma non potremo più utilizzare l’area sul mare». I Moro, dunque, erano consapevoli del fatto che la loro attività era ormai diventata incompatibile con il nuovo sviluppo della città. «Eravamo pronti a modificare ogni cosa – aveva detto Massimo Moro –. Avevamo chiesto di poter realizzare pochi e nuovi pontili, facendo passare la pista ciclabile dove deve passare e lasciando lo spazio a tutto ciò che intende realizzare il Comune».
La Marina. L’amministrazione ha dovuto fare i conti anche con la Marina della Sacra Famiglia, che conta quattro pontili e centinaia di soci. In questo caso la presenza della Marina non intralcia la ciclabile, ma il Comune aveva comunque chiesto alla Authority di non rinnovare più la concessione. Il sindaco aveva spiegato di voler liberare la linea di costa di Mogadiscio, per poi trovare un nuovo spazio per le imbarcazioni. La Marina, però, si è rivolta al Tar, che ha accolto il ricorso e fissato l’udienza a febbraio. Authority e Comune avrebbero da poco integrato le loro motivazioni. Niente da fare. Se ne parlerà tra sette mesi e i pontili, per ora, resteranno al loro posto. I lavori, però, potranno andare avanti.