In Gallura strade vecchie e pericolose: «Serve una svolta»
Il Tag dopo l’inaugurazione della Sassari-Olbia: «Piano speciale per questo territorio»
Olbia La strada verso la normalità è ancora lunga e piena di curve. E l’inaugurazione della quattro corsie Sassari-Olbia, arrivata tredici anni dopo la posa della prima pietra, diventa il momento giusto per ribadirlo: la Gallura ha bisogno di una sorta di masterplan tutto dedicato alle infrastrutture stradali. A sostenerlo è il Tag Gallura. Il tavolo che riunisce i sindacati e le associazioni di categoria, pur manifestando la propria soddisfazione per il completamento della quattro corsie, ricorda che in Gallura la situazione è ancora da allarme rosso. Basti pensare che Olbia e Tempio sono collegate da una strada stretta e pericolosa, tra l’altro interrotta da più di undici anni all’altezza di Monte Pino. E poi c’è la strada che da Olbia porta fino ad Arzachena, Palau e Santa Teresa: poco più che una mulattiera che d’estate si riempie ogni giorno di migliaia di auto di turisti. Lo scorso 22 gennaio, in occasione del taglio del nastro nell’ultimissimo tratto della Sassari-Olbia, l’assessore regionale ai Lavori pubblici Antonio Piu ha dato alcune risposte e ha riconosciuto il fatto che in Sardegna ci sia ancora tantissimo da fare. Così il Tag si mette a disposizione e si dichiara pronto a collaborare: «Serve un piano speciale per la Gallura. La situazione attuale è limitante e questo territorio non può più aspettare» dice Marina Manconi, presidente di Confartigianato Gallura e ora coordinatrice del Tag.
L’allarme Marina Manconi parte dall’inaugurazione della quattro corsie. «Finalmente è arrivata, ce l’aspettavamo da tempo – dice –. Ma il problema sono tutte le altre strade della Gallura». La coordinatrice del Tag è tempiese e quindi sa bene cosa significa non poter contare su infrastrutture adeguate. «Pensiamo alla Olbia-Tempio – sottolinea Manconi –. Giustamente si parla molto del cantiere di Monte Pino, che naturalmente dovrà essere terminato il prima possibile. Ma non dimentichiamoci tutto il resto. L’alta e la bassa Gallura non possono essere collegate da una strada come quella attuale. È lenta e pericolosa, manca anche la segnaletica. Una condizione che non fa altro che causare lo spopolamento delle zone interne. È normale che la gente poi vada via, se non ci sono servizi adeguati. Le persone scelgono di vivere dove non si rischia la vita quando ci si siede in auto. Con strade diverse, dunque, i centri dell’alta Gallura potrebbero salvarsi dallo spopolamento. A Olbia, per esempio, non si trova più una casa. E anche Telti sta cominciando a diventare satura. Se ci fosse una strada degna di questo nome, le persone potrebbero spingersi fino a Calangianus e Tempio». L’altra grande priorità è la Olbia-Santa Teresa. Per alcuni lotti ci sono i progetti e anche i soldi. Al momento tutto si trova negli uffici del ministero in fase di valutazione di impatto ambientale. I tempi, però, non sembrerebbero essere poi così veloci. Anzi. «Non possiamo aspettare dieci anni o più anche per quella strada – prosegue Manconi –. Sono cose che questo territorio non può certo permettersi». Per quanto riguarda il cantiere di Monte Pino, nei giorni scorsi l’assessore Piu ha spiegato che la strada sarà riaperta entro il 2025. Per la Olbia-Santa Teresa, invece, ha detto di averne parlato a novembre al ministero e di aver ricevuto rassicurazioni sull’avanzamento dell’iter.
Gioco di squadra Della situazione strade il Tag ne ha parlato anche con l’amministratore della Provincia Gallura, Rino Piccinnu, e con il commissario liquidatore della Provincia di Sassari, Gian Piero Scanu. Ora l’obiettivo è un dialogo costruttivo con la Regione. «Serve una volontà politica – conclude Marina Manconi –, ovviamente lavorando insieme alle amministrazioni locali. La Gallura, a cominciare dalle zone interne, non può più aspettare».