Tempio, morì in ospedale: a processo tre medici
La donna, 78 anni, era stata ricoverata al “Paolo Dettori” per una frattura al braccio
Tempio Il gup del tribunale di Tempio Alessandro Cossu ha rinviato a giudizio tre medici in servizio nel reparto di Ortopedia dell’ospedale di Tempio ritenuti responsabili della morte di una donna di 78 anni, Maria Giuliana Tamponi, avvenuta il 20 aprile 2019 al “Paolo Dettori” dov’era stata ricoverata per la frattura scomposta dell’omero del braccio destro. Il processo per Luigi Tidu e Antonio Domenico Farris, difesi dagli avvocati Nino Vargiu e Mauro Muzzu, e Antonio Di Monda, assistito dall’avvocato Luigi Conti, comincerà il 12 giugno davanti al giudice democratico. I familiari della vittima hanno agito in sede civile nei confronti dell’Asl (non dei medici). In seguito ad una caduta, la donna, di Tempio, aveva riportato la frattura delle ossa nasali e una frattura scomposta al braccio destro. Era stata ricoverata in ospedale il 17 aprile e tre giorni dopo era morta a causa di una embolia polmonare massiva. Secondo le accuse della Procura di Tempio, le condotte dei medici, e in particolare il non aver somministrato tempestivamente l’anticoagulante, avrebbero provocato la morte della paziente.
Nel capo d’imputazione, viene contestato ai tre sanitari, sulla base della terapia stabilita dal dottor di Monda e successivamente integrata da Farris e da Tidu, di non aver monitorato adeguatamente le condizioni cliniche della paziente, di non aver effettuato tempestivamente un intervento per ridurre la frattura all’omero, di non averle somministrato l’eparina, e di non aver diagnosticato, e quindi attuato, la terapia mirata a risolvere la complicanza sopraggiunta. Queste le accuse. Ma il rinvio a giudizio arriva dopo due richieste di archiviazione da parte della Procura che, in seguito agli accertamenti effettuati, escludeva che ci fossero responsabilità da parte dei medici. La stessa autopsia sul corpo della vittima le aveva escluse. E anche una perizia disposta dal tribunale nella causa civile. Nell’udienza preliminare di oggi 6 febbraio, i difensori degli imputati hanno sollecitato sentenza di “non luogo a procedere” sostenendo il corretto operato dei loro assistiti anche sulla base delle consulenze già agli atti. Sarà ora il processo a stabilire se c’è stata o meno colpa medica. (t.s.)