La Nuova Sardegna

Olbia

Il processo

Traffico di droga, il difensore dell’ex consigliere regionale: «Non c’è nessuna prova»

Giovanni Satta ex consigliere regionale
Giovanni Satta ex consigliere regionale

Arringa di quattro ore del penalista Angelo Merlini per Giovanni Satta. L’accusa chiede la condanna a 8 anni e sei mesi di reclusione

3 MINUTI DI LETTURA





Olbia Quattro ore non sono bastate al penalista Angelo Merlini per concludere l’arringa difensiva nei confronti dell’ex consigliere regionale ed ex sindaco di Buddusò, Giovanni Satta, a processo insieme ad altri cinque imputati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Proseguirà il 2 aprile. Un processo, quello di Satta, arrivato alle battute finali, a oltre dieci anni dai fatti, (tra il 2013 e il 2014), e l’arringa difensiva dell’avvocato Merlini è partita da lontano per ripercorrere minuziosamente le contestazioni e smontare l’impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia, la cui pm, Rossana Allieri, ha chiesto per l’imputato una condanna a 8 anni e 6 mesi di reclusione.

Giovanni Satta è accusato di aver collaborato attivamente con i fratelli albanesi Eugert e Cleton Bici (già giudicati e condannati), ritenuti a capo di un’organizzazione criminale sardo albanese, acquistando grosse quantità di stupefacenti che poi immetteva tramite i suoi sottoposti nel mercato olbiese e nuorese, mettendo a disposizione dei Bici auto per effettuare i viaggi nella Penisola e in Albania o utilizzandole come forme di pagamento, e mantenendo per conto dell’associazione i contatti con pregiudicati ai quali forniva lo stupefacente. In particolare, contesta all’ex consigliere regionale due cessioni di droga: una ad Andrea Mulas, che era stato arrestato dopo un loro incontro dai carabinieri perché trovato in possesso di 15 grammi di cocaina, l’altra, a Giovanni Battista Pira.

«Il reato associativo per Satta non esiste», ha rimarcato più volte il difensore, facendo riferimento al pronunciamento del Riesame e della Cassazione che avevano detto che il reato associativo non sussisteva. Né è provata “l’ingente quantità di droga”, sostenuta dall’accusa. «Non c’è alcun riscontro di questo – ha ribadito Merlini – Questo teorema crolla e va a cozzare con quanto emerso effettivamente». E ha fatto riferimento a quanto dichiarato in aula dal capo dell’organizzazione Eugert Bici il quale, sconfessando il fratello Cleton che nell’interrogatorio aveva accusato Satta, aveva completamente scagionato l’ex consigliere regionale dicendo di non avere mai avuto a che fare con lui nell'attività di spaccio di stupefacenti. Aveva specificato di non aver mai venduto nulla a Satta, neppure al dettaglio. In quella udienza, incalzato dall’avvocato Merlini, Eugert Bici, aveva aggiunto che Satta – che in passato aveva una concessionaria d’auto, chiusa nel 2012 e che, in quel periodo, faceva da intermediario per la vendita di auto – non fornì mai automobili al sodalizio sardo albanese. L'unica auto venduta direttamente a Bici era una vecchia Mercedes classe A che il boss albanese intestò alla moglie.

«In questo processo c’è assenza di prove dirette e inconfutabili», ha detto il difensore, rimarcando che ci sia stata da parte degli investigatori «un’eccessiva suggestione nel riportare i fatti». Giovanni Satta si è sempre difeso sostenendo che nei dialoghi intercettati tra lui e Andrea Mulas e Giovanni Battista Pira non si parlava di droga, come sostenuto dalla Dda, ma di trattative per la vendita di auto. Per due udienze consecutive era stato sentito in aula: prima rispondendo alle domande del suo difensore, poi, a quelle della pm Allieri, dando una spiegazione per ogni circostanza contestata dall’accusa. Il 2 aprile concluderà l’avvocato Merlini e l’altro difensore di Satta, l’avvocata Chiara Spano. (t.s.) 

Primo piano
Il dramma a Cagliari

Il giallo dei fidanzati, la madre di Paolo: «Lui e Manola si amavano, erano felici». Le novità sulle ricerche a Cala Fighera

di Luciano Onnis
Le nostre iniziative