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Olbia, Cala Saccaia è una discarica: «Paradiso da salvare»

di Dario Budroni
Olbia, Cala Saccaia è una discarica: «Paradiso da salvare»

I volontari di Plastic Free raccolgono sei tonnellate di rifiuti

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Olbia La più grande discarica del golfo guarda in faccia il faro di Isola Bocca. A Cala Saccaia i rifiuti arrivano sia dal mare che dalla terra: materassi, tavoli da giardino e batterie d’auto, ma anche cime, retine e galleggianti utilizzati negli allevamenti delle cozze. I volontari di Plastic Free, armati di guanti e buona volontà, in una sola mattina hanno raccolto sei tonnellate di rifiuti. Succede in uno degli angoli potenzialmente più belli del golfo interno. Così Antonella Sotgiu, referente di Plastic Free per la provincia di Sassari, ne approfitta per lanciare l’ennesimo allarme, chiedendo una maggiore tutela e quindi di individuare chi scambia Cala Saccaia per un ecocentro. Si appella alle istituzioni, ma anche alle imprese che operano in mare.

La discarica. La situazione si trascina da decenni. Per questo i volontari, anche di diverse associazioni, si sono più volte dati appuntamento a Cala Saccaia per dare una ripulita a spiagge, stradine, stagni e cespugli. Domenica 6 aprile ci hanno pensato 70 volontari di Plastic Free, con il patrocinio dell’ Autorità di sistema portuale. «Faccio un richiamo agli enti e alle autorità competenti affinché si occupino di tutelare Casa Saccaia – dice Antonella Sotgiu –. È un luogo totalmente abbandonato a se stesso. È necessario contrastare in maniera concreta ed efficace la piaga dell’ abbandono dei rifiuti. Ho chiesto all’Autorità portuale di sistemare dei “panettoni”, possibilmente di granito, all’ingresso della spiaggia grande. Lì arrivano mezzi di ogni tipo, come auto, camion e camper, e la sosta dura anche diverse ore se non alcuni giorni. Oltre alla sosta si registra anche l’abbandono dei rifiuti. I cartelli con i relativi divieti sono ormai sbiaditi, è assurdo». Una critica arriva anche agli allevatori di cozze. «Dovrebbero occuparsi di ritirare dalle spiagge i materiali che si staccano e arrivano a riva, tutti di plastica – prosegue Sotgiu –. Ed è anche assurdo che nel 2025 utilizzino ancora le retine di plastica per l’allevamento delle cozze. Hanno inquinato pesantemente il golfo, oggi strapieno di microplastiche. Proprio loro che, invece, dovrebbero avere il massimo rispetto verso il mare».

I volontari. Scempio a parte, quella di domenica è stata una mattinata di festa per i volontari di Plastic Free. Non solo olbiesi ma anche persone arrivate da San Teodoro, Budoni, Tempio, Luras, Monti, Tula e Sassari, più diversi turisti anche stranieri. Presenti pure i bambini della seconda B del plesso di Maria Rocca dell’istituto comprensivo, più altri del Quarto circolo. Insieme hanno raccolto 185 sacchi e una quantità infinita di ingombranti. A portare il tutto in discarica è stata la società De Vizia. A supportare l’iniziativa anche il Comune di San Teodoro, con l’assessora all’Ambiente Barbara Spiga, mentre a offrire un rinfresco ai volontari sono stati Donato e Marilena Spiga, che hanno una casa proprio a Cala Saccaia.

Il futuro. La situazione attuale, insomma, non è proprio delle migliori. La speranza è che a Cala Saccaia si riesca a voltare presto pagina. Il Comune, per esempio, per questa porzione di golfo ha studiato un progetto di riqualificazione che prevede un percorso ciclopedonale che collegherà Cala Saccaia con la spiaggia di Bados, comprendendo dunque l’intero e incontaminato promontorio di Sa Testa. In programma anche la valorizzazione dei fortini militari.

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