Ha 38 anni e ha rivoluzionato la vernaccia, così l'enologo Roberto Puggioni ha portato Oristano sul tetto d’Italia
Il tecnico della pluripremiata Cantina del Rimedio si è laureato a Oristano nel curriculum di Viticoltura dell'Università di Sassari: «Lavoriamo sull’autenticità e nel rispetto della tradizione»
Oristano Cantina del Rimedio eletta Winery of the Year - Grand Vinitaly 2025, Miglior Cantina dell'anno: se c’è un merito che l’importante riconoscimento può portare a Oristano, oltre al suo valore intrinseco, è la sua potenzialità di sparigliare tutto quello che fino a ieri pensavamo di sapere sulla vernaccia. «A chi approccia ai vini a base vernaccia, direi immediatamente di cancellare i pregiudizi – commenta a caldo Roberto Puggioni, enologo della cooperativa dalla vendemmia del 2017 –. La versione tradizionale è strepitosa, ma complicata da bere, abbinare, consumare, ha caratteristiche particolarissime. Serve un approccio più libero da stereotipi, staccandosi dai pilastri della tradizione, che va affiancata con nuove interpretazioni, già create e presenti sul mercato o ancora da sperimentare. Meno scetticismo e più fiducia verso le versioni alternative, che possono portare a un aumento dei volumi di consumi e vendita, nonché far crescere Oristano, nel suo nome e nella sua economia». Cinque etichette del Rimedio sono state inserite nella prestigiosa guida Vinitaly con un punteggio superiore a 90 punti e ben tre da vitigno autoctono Vernaccia: Aristanis, Terresinis e Juighissa. Inoltre, lo spumante Metodo Classico Aristanis si è aggiudicato il premio Superstar come Miglior Spumante con 95 punti.
«Aristanis è composto da uve di vitigno vernaccia per almeno il suo 85 per cento, sono punti di particolare orgoglio se si considera che il miglior vino d’Italia ne ha totalizzato 96 – prosegue Puggioni –. Ed è sorprendente perché la Sardegna non è famosa per le bollicine. La vernaccia può essere anche altri vini, diversi dalla sua declinazione classica come la vernaccia sotto Flor. Oristano ha un’eccellente produzione, questi riconoscimenti aprono tutte le strade possibili per la valorizzazione di questo vitigno e ci proiettano sul futuro con più speranza per tutti i suoi produttori, corroborando l'ipotesi che ora bisogna lavorare per il consolidamento delle sue nuove versioni. È un premio per tutta la regione e per il comparto enologico sardo». Roberto Puggioni, classe 1987, è originario di Ollastra e si è laureato a Oristano da Consorzio Uno nel 2015, curriculum di Viticoltura ed Enologia della laurea triennale in Tecnologie viticole, enologiche e alimentari dell’Università di Sassari.
La sua tesi di laurea aveva come protagonista il vino Nieddera e il rapporto di lunga data con la cantina del Rimedio trova oggi un coronamento speciale: «Il rapporto tra me e la cooperativa si è evoluto negli anni all’insegna di una reciproca ed enorme fiducia, con l’obiettivo di crescere – racconta –. Il mio primo intervento è stato quello di apportare migliorie tecnologiche in cantina, dotandola di strumenti che potessero partire dalla produzione tradizionale per evolvere in vini contemporanei, che si sposassero con le esigenze di mercato. Siamo arrivati insieme alla produzione di vini autoctoni, autentici e territoriali. La fedeltà alla propria natura nel lungo periodo è una scelta che paga sempre, perché non ci sarà mai nessuno che ti assomiglia. Se sei fedele a te stesso, nessuno può sostituirti».
Il successo del Rimedio come si rifletterà ora su tutta l’Isola? «Lavorare sull'autenticità: il comparto oggi è in crisi a livello mondiale, globalmente si beve diversamente e di meno, oltre al rafforzamento dei dazi commerciali che cambierà il nostro scenario inevitabilmente. È un work in progress: la cantina del Rimedio, per esempio, esporta circa il 35 per cento della produzione, in Europa, ma anche una buona parte in Usa e poi Canada, Messico, Australia. È un momento più favorevole per il consumo di bianchi e bollicine. Di certo, i nostri volumi confermano le tendenze globali».