Olbia, inferno di fuoco a Cala Saccaia: il racconto della giornata
Il rogo ha devastato il capannone di Nautica Acqua: all’interno 40 barche
Olbia La colonna di fumo nero si solleva verso il cielo e oscura anche il sole. A Cala Saccaia, cuore pulsante del distretto olbiese della nautica, l’inferno di fuoco scoppia poco dopo l’ora di pranzo. Sono le 15.30 di oggi, martedì 22 aprile, quando lungo le strade della zona industriale risuonano sirene e motori di camion tirati al massimo. Sullo sfondo una enorme nuvola nera visibile da ogni angolo della città. Ad andare in fumo è il cantiere Nautica Acqua e tutto ciò che si trova al suo interno. Si parla di una quarantina di barche anche di 20 e 30 metri, alcune di lusso.
Per una conta precisa dei danni è ancora presto, ma le dimensioni sono comunque milionarie. L’incendio è di grosse proporzioni e per domarlo è stato necessario un super lavoro dei vigili del fuoco. Non solo quelli di Olbia, ma anche quelli di Arzachena, Tempio, Sassari e Siniscola. Difficile, almeno per il momento, stabilire la causa del rogo. Ma è probabile che le fiamme siano state generate da un cortocircuito o comunque dal malfunzionamento di un impianto di qualche imbarcazione o del cantiere stesso. Quel che è certo è che l’intera struttura è andata distrutta. Un incendio devastante che, per fortuna, non si è trasformato in tragedia. Nessuno, infatti, è rimasto ferito. I dipendenti del cantiere hanno immediatamente abbandonato il capannone, per poi assistere, dalla strada, al brutto spettacolo delle barche su cui stavano lavorando in fumo.
Il rogo. Il cantiere Nautica Acqua, nato nel 2012 dalla collaborazione tra l’esperto del settore Raffaele Virdis e il Gruppo Gaias, ha due basi. Una sul mare e una poco dietro, in via Madagascar. È stata proprio quest’ultima struttura – un grosso capannone circondato da altre imprese del settore nautico – ad andare in fumo oggi pomeriggio.
Nel giro di pochissimi minuti le fiamme hanno avvolto le prime imbarcazioni, per poi raggiungere tutte le altre. La colonna di fumo, spinta dal vento in direzione del faro di Isola Bocca, ha tagliato in due il golfo olbiese. Nell’aria l’odore della plastica e della vetroresina bruciate. Il capannone si è così trasformato in un gigantesco forno, con la struttura che, in alcuni punti, ha presto cominciato a mostrare i primi segni di cedimento. Con tutta probabilità dovrà essere demolita. Un danno devastante per il cantiere Nautica Acqua, che si occupa di una lunga serie di attività che vanno dal rimessaggio alla manutenzione passando per la falegnameria e il refitting. La stagione estiva è vicina e molte barche all’interno del capannone erano ormai in fase di consegna.
I vigili del fuoco. Via Madagascar, di fronte al cantiere, si è ritrovata colorata del rosso dei vigili del fuoco. Numerosi i mezzi arrivati praticamente da ovunque. Sul posto le squadre di Olbia, Arzachena e Tempio, con il supporto della sede centrale di Sassari e dei colleghi del distaccamento di Siniscola, che fa invece capo al comando di Nuoro. Presenti anche i mezzi speciali del distaccamento aeroportuale. Impossibile, per i vigili, operare in sicurezza all’interno della struttura. Così è stato necessario l’utilizzo di uno speciale robot in grado di avvicinarsi maggiormente alle fiamme. A coordinare le operazioni direttamente sul posto è stato il comandante provinciale di Sassari, Antonio Giordano, mentre da Fertilia è arrivato un elicottero che, dall’alto, ha contribuito allo spegnimento dell’incendio anche per salvaguardare case e cantieri vicini. Una operazione lunga e difficile, comunque.
Nella serata di oggi, infatti, il rogo risulta ancora acceso. Vigili del fuoco a parte, in via Madagascar sono corsi anche polizia locale, carabinieri e polizia di stato. Presente anche il sindaco Settimo Nizzi. Schierate le ambulanze del 118 e, nei primi minuti, per ogni eventualità, anche il personale dell’elisoccorso. Fortunatamente, nessuno dei presenti ha avuto bisogno del trasporto in ospedale.
I precedenti. Nelle scorse settimane ad andare in fumo era stato un altro cantiere nautico: quello di Tonino Fundoni a Rudalza, poco lontano da Porto Rotondo. Anche in quel caso uno dei capannoni era andato completamente distrutto. Per quanto riguarda invece la zona industriale, gli ultimi roghi di grandi dimensioni risalgono a pochi anni fa. Nell’estate del 2020 ad andare a fuoco era stato il deposito di bibite di Laconi. Anche in quel caso particolarmente ingenti i danni. Nell’ottobre del 2023, invece, le fiamme avevano devastato un grosso capannone della concessionaria Renault, con all’interno numerose auto.