La Nuova Sardegna

Olbia

Tribunale

Inseguì la ex con acido e coltelli, olbiese accusato di atti persecutori

di Tiziana Simula
Inseguì la ex con acido e coltelli, olbiese accusato di atti persecutori

Processo alle battute finali, le richieste del pm

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Olbia Tre anni di reclusione con rito abbreviato. È la condanna chiesta ieri dal pubblico ministero Mauro Lavra alla giudice del tribunale di Tempio, Marcella Pinna, per un 53enne di Olbia, Fabrizio Masala, accusato di atti persecutori nei confronti della sua ex compagna. I fatti al centro del processo si riferiscono al 18 ottobre del 2024. Dopo averla inseguita in auto, l’uomo aveva cercato di speronarla per farla uscire fuori strada, sulla statale 127.

L’inseguimento era continuato fino a Olbia ed era terminato grazie all’intervento dei carabinieri che era riuscita ad avvisare mentre era in macchina insieme a un’altra donna. I militari lo avevano rintracciato nel centro di Olbia e arrestato. A bordo della sua auto, avevano trovato alcuni coltelli, una mazza da baseball e bottiglie contenenti acido, alcool e benzina. La donna aveva raccontato loro di essere stata aggredita poco prima dal suo ex, all’uscita di casa, colpita con calci e pugni, e che lui si era fermato solo perché erano intervenuti alcuni passanti. Oltre che di stalking, Masala è accusato di aver portato fuori dall’abitazione senza giustificato motivo una mazza in legno, tre coltelli, e tre bottiglie di alcool, acido e benzina. Fabrizio Masala è difeso dall’avvocato Paolo Spano. La donna si è costituita parte civile con l’avvocata Cristina Cherchi. Pesante il capo d’imputazione da cui l’uomo deve difendersi. Secondo le accuse, il 53enne non avrebbe accettato la fine della loro relazione, e per questo l’avrebbe più volte minacciata di morte, sia al telefono che di persona, dicendo che gliel’avrebbe fatta pagare e che le avrebbe bruciato la casa.

Stando alla ricostruzione dei fatti contenuta nel capo d’accusa, il 18 ottobre 2024, l’uomo si sarebbe presentato di mattina presto nell’abitazione della donna tappezzando la persiana delle lettere che lei gli aveva scritto. Poi, all’uscita di casa, l’avrebbe picchiata colpendola con calci e pugni e tenendo in mano un coltello a serramanico aperto, con cui faceva finta di colpirla. L’aggressione era stata fermata grazie all’intervento di alcuni passanti. La donna, poi, era salita in macchina insieme ad una parente per andare a lavorare. Ma durante il tragitto lui avrebbe iniziato a inseguire l’auto, cercando di farla uscire fuori strada. I carabinieri lo avevano poi rintracciato e arrestato. Ma anche durante l’arresto, come riporta il capo d’imputazione, avrebbe continuato a minacciarla di morte. «Non è finita qua, vedrete voi... Già non campa molto, appena la vedo la lascio per terra...», diceva. Il processo proseguirà il 14 maggio con le discussioni del difensore dell’imputato e della parte civile. 

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