I cacciatori di plastica puliscono il Sinis
di Davide Pinna
La missione di Bianca Freidrich e Giorgio Ottaviani che raccolgono dalle coste e dal mare i rifiuti abbandonati da altri
27 giugno 2018
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CABRAS. I numeri sono impressionanti, 35mila pezzi di plastica raccolti da ottobre a Giugno nelle spiagge del Sinis, ma c’è lo spazio per la speranza, perché a ripulire questa vera e propria montagna di plastica sono state praticamente solo due persone, Bianca Freidrich e Giorgio Ottaviani. Lei è tedesca, lui di Rimini, sono compagni di vita e, viaggiando nel Sud Est asiatico si sono resi conto di come il problema dei rifiuti di plastica sia sempre più grave. Soprattutto per Bianca è stata una sorta di folgorazione e da lì è partita questa sorta di missione: ripulire dalla plastica i luoghi che visitavano, in maniera volontaria e totalmente gratuita.
Due anni fa l’incontro con la Sardegna, che definiscono come un vero e proprio innamoramento, e la missione è diventata qualcosa di più, forse anche un progetto di vita, perché la speranza è quella di realizzare un giorno dei progetti di sviluppo eco-turistico, in cui i viaggiatori potranno coniugare la vacanza con questa attività. Bianca Freidrich e Giorgio Ottaviani non sono soli. Lunedì con gli amici della scuola di kitesurf e stand up paddle – una sorta di fassoni moderno – “Kite ’n’Di” di San Giovanni di Sinis, c’è stata un’altra uscita, l'ultima della stagione: l’obiettivo era quello di ripulire una delle calette che si trovano dopo l’istmo di Capo San Marco. Nessuna spiaggia, solo grandi sassi tondi levigati dal tempo e in mezzo una quantità incredibile di plastica.
In appena un’ora di lavoro sono stati riempite sei buste, che sono state portate via insieme a boe, tubi, taniche e grandi pezzi di polistirolo. Questi quasi non si vedono, sembrano sassi e si resta stupiti quando li si solleva e li si sente leggerissimi. Probabilmente sono stati abbandonati dai pescherecci in alto mare e poi trascinati fino alla costa dalla corrente. «La maggior parte dei pezzi che raccolgo – spiega Bianca Freidrich – sono tappi e bottiglie di plastica. A Is Aruttas poi la situazione è ancora più seria, perché le piccole palline di plastica che formano il pellet per le lavorazioni industriali si mimetizzano con i sassolini di quarzo. Sono lì e neanche te ne accorgi».
Il censimento di quanto raccolto nella piccola baia vede le bottiglie e i pezzi di polistirolo al primo posto, ma non mancano i sandali, i pezzi di rete, i tubi. Quasi tutti rifiuti che arriva dal mare, ma ci sono anche quelli che l’uomo ha abbandonato direttamente dalla costa. Come tutti gli altri rifiuti raccolti da Bianca e Giorgio verranno differenziati e lasciati in un bidone – chiuso per evitare che qualche approfittatore lo usi per liberarsi della propria spazzatura – a San Salvatore, dove i due hanno vissuto negli ultimi mesi. Poi il servizio della raccolta differenziata di Cabras passerà a raccoglierli.
Ora Bianca e Giorgio partono per la Germania, dove passeranno l’estate, ma a settembre saranno di nuovo nel Sinis e cercheranno di trasformare questo loro impegno in una piacevole abitudine. «Basta poco, – spiegano –, ognuno può fare la sua parte. Si può vivere questa attività come uno sport, si può fare quando si va al mare o quando si va a correre o in bicicletta. È quasi una forma di meditazione, perché dopo che l’hai fatta ti senti bene, sai di aver compiuto qualcosa di utile per tutti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Due anni fa l’incontro con la Sardegna, che definiscono come un vero e proprio innamoramento, e la missione è diventata qualcosa di più, forse anche un progetto di vita, perché la speranza è quella di realizzare un giorno dei progetti di sviluppo eco-turistico, in cui i viaggiatori potranno coniugare la vacanza con questa attività. Bianca Freidrich e Giorgio Ottaviani non sono soli. Lunedì con gli amici della scuola di kitesurf e stand up paddle – una sorta di fassoni moderno – “Kite ’n’Di” di San Giovanni di Sinis, c’è stata un’altra uscita, l'ultima della stagione: l’obiettivo era quello di ripulire una delle calette che si trovano dopo l’istmo di Capo San Marco. Nessuna spiaggia, solo grandi sassi tondi levigati dal tempo e in mezzo una quantità incredibile di plastica.
In appena un’ora di lavoro sono stati riempite sei buste, che sono state portate via insieme a boe, tubi, taniche e grandi pezzi di polistirolo. Questi quasi non si vedono, sembrano sassi e si resta stupiti quando li si solleva e li si sente leggerissimi. Probabilmente sono stati abbandonati dai pescherecci in alto mare e poi trascinati fino alla costa dalla corrente. «La maggior parte dei pezzi che raccolgo – spiega Bianca Freidrich – sono tappi e bottiglie di plastica. A Is Aruttas poi la situazione è ancora più seria, perché le piccole palline di plastica che formano il pellet per le lavorazioni industriali si mimetizzano con i sassolini di quarzo. Sono lì e neanche te ne accorgi».
Il censimento di quanto raccolto nella piccola baia vede le bottiglie e i pezzi di polistirolo al primo posto, ma non mancano i sandali, i pezzi di rete, i tubi. Quasi tutti rifiuti che arriva dal mare, ma ci sono anche quelli che l’uomo ha abbandonato direttamente dalla costa. Come tutti gli altri rifiuti raccolti da Bianca e Giorgio verranno differenziati e lasciati in un bidone – chiuso per evitare che qualche approfittatore lo usi per liberarsi della propria spazzatura – a San Salvatore, dove i due hanno vissuto negli ultimi mesi. Poi il servizio della raccolta differenziata di Cabras passerà a raccoglierli.
Ora Bianca e Giorgio partono per la Germania, dove passeranno l’estate, ma a settembre saranno di nuovo nel Sinis e cercheranno di trasformare questo loro impegno in una piacevole abitudine. «Basta poco, – spiegano –, ognuno può fare la sua parte. Si può vivere questa attività come uno sport, si può fare quando si va al mare o quando si va a correre o in bicicletta. È quasi una forma di meditazione, perché dopo che l’hai fatta ti senti bene, sai di aver compiuto qualcosa di utile per tutti».
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