La Nuova Sardegna

Oristano

Omicidio Pazdernik, il marito esce dal carcere

di Enrico Carta
Omicidio Pazdernik, il marito esce dal carcere

Narbolia, dopo un anno e quattro mesi Giovanni Perria va ai domiciliari È accusato di aver ucciso la moglie. Sulla decisione pesano le condizioni di salute

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NARBOLIA. Fuori dal carcere. Giovanni Perria, dopo un anno e quattro mesi, lascia la cella dell’istituto di Massama dove era recluso dal momento in cui le indagini sull’omicidio della moglie Brigitte Pazdernik, avvenuta nell’ottobre del 2010, avevano puntato diritto su di lui. A gennaio del 2019 era arrivata la misura di custodia cautelare. Dalla casa di Cungiau de is paras, quella in cui secondo l’accusa era stato pianificato tutto, era andato direttamente in carcere e da lì si era mosso solo per affrontare le varie fasi processuali dall’udienza preliminare alle varie udienze del processo di primo grado che è ancora in corso.

Venerdì, Giovanni Perria ha lasciato quindi il carcere. Il tribunale ha infatti deciso di attenuare la misura. La richiesta di accordare i domiciliari era stata formulata dall’avvocato Antonello Spada sin dalla prima udienza di fronte alla Corte d’assise di Cagliari, ma era stata respinta una prima volta. Successivamente era stata riproposta l’istanza che stavolta ha trovato accoglimento. L’unica variazione rispetto alla richiesta della difesa è che Giovanni Perria avrà il divieto di dimora nel suo paese.

Niente Narbolia, quindi, e all’unico imputato per omicidio volontario resta la necessità di trovarsi una sistemazione. La prima notte fuori da Massama l’ha trascorsa in una stanza di un albergo di Oristano, poi si vedrà, fermo restando il divieto di soggiornare a Narbolia. Sull’accoglimento dell’attenuazione della misura ha pesato probabilmente anche la situazione sanitaria con le carceri che mal si prestano a ospitare chi soffre di determinate patologie. Più volte l’avvocato difensore aveva calcato la mano sullo stato di salute di Giovanni Perria. Pesano, oltre ai suoi 79 anni, anche i problemi respiratori che lo espongono ovviamente a rischi maggiori rispetto a quelli che corrono altri detenuti.

E così è arrivata la scarcerazione che cade a meno di un mese dalla prossima udienza del processo di primo grado a Cagliari. Del resto, nella decisione dei giudici, può anche aver pesato il fatto che è venuto a cadere uno degli ostacoli principali all’attenuazione della misura ovvero la possibilità che Giovanni Perria potesse fare pressioni o addirittura che la sua presenza in paese potesse intimidire i testimoni.

Quelli principali che dovevano raccontare episodi legati alla sera dell’omicidio hanno però già deposto così come sono stati già davanti ai giudici anche tutti i figli dell’imputato. L’inquinamento delle prove non sarebbe quindi più possibile. Infatti nella prossima udienza, fissata per il 19 maggio, il pubblico ministero Armando Mammone ha chiamato a deporre una serie di consulenti che comunque devono spiegare in maniera tecnica gli accertamenti effettuati nelle settimane successive a quelle delitto e nessun contatto diretto ebbero con l’imputato.

Sempre secondo l’accusa, Giovanni Perria avrebbe provato a soffocare la moglie con un cuscino all’interno della loro casa in seguito a una lite nata per gli attriti che tra i due si erano creati, dopo che la donna gli avrebbe confessato un tradimento col fratello di lui avvenuto decenni prima quando la coppia viveva in Germania. Forse convinto di averla già uccisa, l’avrebbe trasportata in macchina sino al litorale tra Is Arenas e Torre del Pozzo e da lì l’avrebbe gettata in mare. Dopo qualche giorno di inutili ricerche, il cadavere però riaffiorò in mare vicino alla spiaggia di Su Pallosu. Fu la svolta anche per le indagini, anche se la difesa ha sempre sostenuto che gli indizi, seppure sommati, non portano a dimostrare la colpevolezza dell’imputato. Alcune udienze e si conoscerà il verdetto.

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