Anziana e fragile, odissea per un vaccino
di Michela Cuccu
Si moltiplicano i casi di pazienti con diverse patologie che affrontano a vuoto il viaggio verso l’hub di Sa Rodia
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ORISTANO. Un viaggio di 80 chilometri fra andata e ritorno, un pomeriggio d’attesa , per poi sentirsi dire, che il vaccino per lei non c’è più. Davvero troppo per chiunque, ma se poi la protagonista, suo malgrado, è una donna di 78 anni, malata, per la precisione “paziente ad alta fragilità” , come nell’asettico linguaggio sanitario si definisce una persona con gravi patologie, c’è da restare basiti. Non lo sono rimasti i figli, che hanno deciso di rendere pubblica questa incredibile ma probabilmente non isolata, vicenda avvenuta martedì pomeriggio all’hub vaccinale di Sa Rodia.
È la figlia, Monica Porcu, a raccontare questa assurda odissea: «Mia madre, pur molto malata, per poter fare il vaccino è per forza dovuta andare ad Oristano. Infatti qui nel Guilcier – dove noi viviamo – per ora non è stato previsto un punto vaccinale e non è possibile farlo neanche attraverso i medici di base», dice Monica che ricostruisce quella giornata da dimenticare. «Nostra madre era stata convocata per il 25 maggio per la seconda dose di inoculazione del vaccino Moderna. Per poter avere la certezza di avere i valori validi pre-vaccino (visto che fa la terapia anticoagulante) la mattina ha dovuto fare le analisi che fortunatamente erano in linea rispetto ai parametri previsti. Nel primo pomeriggio, nonostante il suo stato di salute, ha affrontato nuovamente il viaggio per Oristano, accompagnata da uno di noi figli, fiduciosa di poter finalmente fare la seconda dose». Arrivati a destinazione, però, ad attenderli c’è la più brutta delle sorprese.
«Ci è stato detto che non c’era il vaccino, di provi a tornare il 5 giugno, ma non c’è stata data nessuna spiegazione sull’assenza del siero, nonostante fosse stata prenotata dal 27 aprile, giorno in cui aveva ricevuto la prima dose». Monica Porcu all’inizio è incredula «Anche perché appena un’ora prima, nello stesso hub, era stata vaccinata, con lo stesso tipo di siero, la sorella di nostra madre», riferisce.
«Ma quando abbiamo chiesto per quale motivo non ci avessero avvisati prima, senza costringere una persona malata a dover affrontare inutilmente un viaggio di tanti chilometri, hanno risposto che non si poteva mica avvisare tutta la gente». La signora Porcu è comprensibilmente indignata.
«Ora “forse” nostra madre ha una prenotazione per il 5 giugno, visto che non ci è stato rilasciato niente di scritto. Insomma: non si ha neppure la certezza sulla data di questa seconda dose». Ovviamente, Monica ha cercato di ottenere subito conferme sull’ipotetica data della nuova convocazione. Ed è comprensibile.
«Mia madre non è nelle condizioni fisiche di poter affrontare viaggi così lunghi e soprattutto a vuoto – dice – senza poi trascurare il fatto che prima di sottoporsi alla vaccinazione, deve necessariamente fare le analisi».
Proprio per questo ha immediatamente inviato mail e telefonato alla Assl: «nessuno fino ad ora mi ha risposto: ci si sente davvero impotenti di fronte a questo stato delle cose».
Spiega che per evitare alla madre una ulteriore, faticosa, trasferta, si è rivolta al medico di famiglia, ottenendo una risposta, forse anche prevista, tuttavia disarmante: ha scoperto infatti che il protocollo dispone come la seconda dose debba essere inoculata presso la stessa struttura dove è stata fatta la prima.
«È inaccettabile, vergognoso, intollerabile che una persona ad alta fragilità venga trattata in questo modo – protesta– Che in un’ora vengano a mancare i vaccini e chi di dovere non se ne renda conto e che la comunicazione tra strutture sanitarie e cittadini sia totalmente assente».
È la figlia, Monica Porcu, a raccontare questa assurda odissea: «Mia madre, pur molto malata, per poter fare il vaccino è per forza dovuta andare ad Oristano. Infatti qui nel Guilcier – dove noi viviamo – per ora non è stato previsto un punto vaccinale e non è possibile farlo neanche attraverso i medici di base», dice Monica che ricostruisce quella giornata da dimenticare. «Nostra madre era stata convocata per il 25 maggio per la seconda dose di inoculazione del vaccino Moderna. Per poter avere la certezza di avere i valori validi pre-vaccino (visto che fa la terapia anticoagulante) la mattina ha dovuto fare le analisi che fortunatamente erano in linea rispetto ai parametri previsti. Nel primo pomeriggio, nonostante il suo stato di salute, ha affrontato nuovamente il viaggio per Oristano, accompagnata da uno di noi figli, fiduciosa di poter finalmente fare la seconda dose». Arrivati a destinazione, però, ad attenderli c’è la più brutta delle sorprese.
«Ci è stato detto che non c’era il vaccino, di provi a tornare il 5 giugno, ma non c’è stata data nessuna spiegazione sull’assenza del siero, nonostante fosse stata prenotata dal 27 aprile, giorno in cui aveva ricevuto la prima dose». Monica Porcu all’inizio è incredula «Anche perché appena un’ora prima, nello stesso hub, era stata vaccinata, con lo stesso tipo di siero, la sorella di nostra madre», riferisce.
«Ma quando abbiamo chiesto per quale motivo non ci avessero avvisati prima, senza costringere una persona malata a dover affrontare inutilmente un viaggio di tanti chilometri, hanno risposto che non si poteva mica avvisare tutta la gente». La signora Porcu è comprensibilmente indignata.
«Ora “forse” nostra madre ha una prenotazione per il 5 giugno, visto che non ci è stato rilasciato niente di scritto. Insomma: non si ha neppure la certezza sulla data di questa seconda dose». Ovviamente, Monica ha cercato di ottenere subito conferme sull’ipotetica data della nuova convocazione. Ed è comprensibile.
«Mia madre non è nelle condizioni fisiche di poter affrontare viaggi così lunghi e soprattutto a vuoto – dice – senza poi trascurare il fatto che prima di sottoporsi alla vaccinazione, deve necessariamente fare le analisi».
Proprio per questo ha immediatamente inviato mail e telefonato alla Assl: «nessuno fino ad ora mi ha risposto: ci si sente davvero impotenti di fronte a questo stato delle cose».
Spiega che per evitare alla madre una ulteriore, faticosa, trasferta, si è rivolta al medico di famiglia, ottenendo una risposta, forse anche prevista, tuttavia disarmante: ha scoperto infatti che il protocollo dispone come la seconda dose debba essere inoculata presso la stessa struttura dove è stata fatta la prima.
«È inaccettabile, vergognoso, intollerabile che una persona ad alta fragilità venga trattata in questo modo – protesta– Che in un’ora vengano a mancare i vaccini e chi di dovere non se ne renda conto e che la comunicazione tra strutture sanitarie e cittadini sia totalmente assente».