Condannato a 11 anni per rapina Antonino Demelas, il cuoco di Mogorella
Tradito da una traccia di dna per un colpo messo a segno in una casa a Salergius. Era implicato nella scomparsa dell’ex compagna Marina Castangia ed è sotto processo per abusi sessuali nei confronti di una bambina delle elementari
Mogorella Undici. Sono gli anni di pena che Antonino Demelas dovrà scontare nel primo e unico procedimento a suo carico sinora andato a sentenza. È quello della rapina che il cuoco di 71 anni commise assieme ad altri due complici a Selargiua. Nell’ultimo periodo, l’imputato ha occupato ripetutamente le cronache per essere stato a lungo indagato per omicidio e soppressione di cadavere per la vicenda legata alla scomparsa dell’ex compagna Marina Castangia. È stata quella la madre di tutte le inchieste che poi l’hanno visto coinvolto, partendo dagli abusi sessuali commessi ai danni di una bambina delle scuole elementari – questo processo è in corso – arrivando proprio alla rapina per cui è stato condannato in primo grado dal tribunale di Cagliari.
Fu commessa il 17 febbraio 2016 a Selargius a casa del pensionato Mario Gessa. A tradire Antonino Demelas ad anni di distanza era stata una traccia di dna che fu rinvenuta su un guanto perso dai malviventi durante la fuga dalla casa e per tempo non attribuito ad alcuna persona, perché negli archivi delle forze dell’ordine non c’era alcuna corrispondenza tra essa e un individuo. Poi arrivò l’indagine sulla sparizione di Marina Castangia, svanita nel nulla tra l’inverno e la primavera del 2021. I sospetti si concentrarono proprio su Antonino Demelas e a quel punto il suo dna entrò nel campionario a disposizione delle forze di polizia che così poterono attribuire a lui anche quella traccia di dna ritrovata nel guanto usato il giorno della rapina.
L’inchiesta per l’omicidio e la sparizione di Marina Castangia è finita in un binario morto, ma è stata l’opportunità per squarciare il velo sugli altri due casi giudiziari. Dapprima al cuoco furono contestati gli abusi sessuali sulla bimba, poi, quando già era in carcere proprio per aver violentato la giovanissima, fu raggiunto da un secondo provvedimento di custodia cautelare per la rapina commessa a Selargius. In quell’occasione i malviventi, dopo aver legato e imbavagliato il padrone di casa ed essersi fatti consegnare le chiavi della cassaforte, portarono via quattro fucili e una pistola regolarmente denunciati.
La svolta si ebbe proprio con la comparazione del dna avvenuta circa due anni fa e ritenuta dal pubblico ministero la firma di Antonino Demelas su quell’episodio criminoso. Durante la scorsa udienza, al termine della requisitoria, aveva quindi chiesto la condanna a nove anni, incontrando la contrarietà degli avvocati difensori Mario Gusi e Libero Pusceddu, i quali hanno sostenuto che ci fosse un errore di attribuzione di quella traccia di dna: non sarebbe stata del cuoco di Mogorella, ma del fratello che nel frattempo è deceduto e che a sua volta avrebbe preso parte alla rapina.
La tesi difensiva non ha convinto i giudici, che hanno invece sposato la linea dell’accusa e hanno addirittura inasprito la pena che è stata di due anni superiore alla richiesta. Ci sarà l’appello, ma prima Antonino Demelas tornerà in tribunale, stavolta a Oristano per difendersi dall’altra ancor più grave accusa degli abusi sessuali, caso strettamente legato a quello della scomparsa di Marina Castangia. Per oltre un anno, prima di chiedere l’archiviazione di quest’ultimo caso, il sostituto procuratore Armando Mammone ha sostenuto che il movente del presunto omicidio dell’ex compagna di Antonino Demelas fosse proprio il fatto che la donna avesse scoperto che il convivente avesse adescato la bambina e che avesse deciso di far sparire nel nulla l’unica persona a conoscenza di un segreto che non si poteva rivelare. Di prove in tal senso, però, non ne sono emerse. Non è mai stato ritrovato il corpo di Marina Castangia né sono arrivate testimonianze o indizi decisivi.