La Nuova Sardegna

Oristano

Il processo

Le madri in aula raccontano: «La suora picchiava i nostri figli nell’asilo a Nurachi»

di Enrico Carta

	L'ingresso della scuola dell'infanzia delle Salesiane oblate a Nurachi
L'ingresso della scuola dell'infanzia delle Salesiane oblate a Nurachi

Anziana religiosa accusata di maltrattamenti nei confronti dei bambini che frequentavano la scuola dell’infanzia delle Salesiane oblate

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Nurachi La mamma di una bambina testimoni: «All’inizio mia figlia non vedeva l’ora di andare all’asilo. Dopo qualche settimana portarla era diventato un problema. La notte aveva gli incubi, si copriva il viso come per difendersi e ripeteva che non voleva andare più dalle suore». Poi diceva frasi come: «Non pizzicarmi, non picchiarmi. Pensavo fossero vizi e invece mi sbagliavo. Ogni giorno era una fatica convincerla. Stava in casa ferma a fissare il muro e io avevo anche rinunciato ad andare al lavoro da quanto ero preoccupata. Non mangiava quasi più, ma alla fine la verità venne fuori».

Fu parlando con la figlioletta che la mamma scoprì che una delle suore l’avrebbe picchiata, le avrebbe dato dei pizzichi e l’avrebbe chiusa in una stanza buia: era la lavanderia, trasformata in camera delle punizioni per quei bambini che non stavano fermi o che non mangiavano il cibo della mensa. È la sintesi del racconto di una delle testimoni al processo nei confronti di una suora di 86 anni, per parecchi anni in servizio all’asilo delle Salesiane oblate di Nurachi. È in quelle aule che sarebbero avvenuti i maltrattamenti per cui ora la suora, assistita dagli avvocati Rita Dedola e Andrea Fares, è sotto processo. I bambini che li avrebbero subiti, tra il 2017 e il 2020, sono sei e sono tutti parti civili assistiti dagli avvocati Piero Aroni, Annalisa Serra, Riccardo Crovi, Barbara Ibba e Cristiana Manca.

Tutto nasce dalle denunce presentate dai genitori dei piccoli e delle piccole che frequentavano la scuola dell’infanzia paritaria di Nurachi. Per verificare se i racconti dei bimbi, filtrati dalle parole delle madri che si erano presentate in caserma, fossero reali, i carabinieri adottarono uno stratagemma. Come ha ricordato il capitano Mario Franco Scanu, comandante del Nucleo operativo radiomobile, programmarono un’ispezione del Nas che consentì loro di installare le telecamere che poi consentirono di filmare ciò che accadeva dentro l’asilo. A ciò si aggiunsero fotografie e intercettazioni telefoniche che ora sono nel fascicolo del pubblico ministero Sara Ghiani che sostiene l’accusa al processo che si celebra di fronte al collegio presieduto dalla giudice Carla Altieri, a latere le colleghe Serena Corrias e Francesca Falchi. Di fronte a loro ha deposto una seconda madre e il racconto è stato in tutto simile a quello della prima: «Il bambino non voleva più andare all’asilo. Si svegliava la notte e chiedeva che non lo mandassi. Una volta, mentre giocava con la zia, stava imitando la suora e alla zia che svolgeva il ruolo di una bambina il piccolo disse: “Se non stai seduta ti metto la colla”».

Sarebbe stato uno dei tanti segnali poi ricondotti ai maltrattamenti. Sempre dalla deposizione della madre si evince che il bimbo si nascondeva quando vedeva la suora la quale spiegò che poteva aver colpito per errore alla testa il piccolo o che avesse sbagliato bimbo da punire. L’altra suora, parlando con la stessa madre, disse che un errore era ammissibile e che si doveva perdonare. Una riunione interna tra suore e insegnanti vietò poi incontri tra i genitori e il personale in assenza di membri della congregazione. Tutto questo mentre i carabinieri raccoglievano immagini e testimonianze sui bimbi picchiati perché magari erano distratti durante la preghiera. Altri, tra una punizione e l’altra, venivano costretti a mangiare a forza il cibo che rifiutavano o quello che avevano poco prima sputato perché non gli piaceva. Altri testimoni saranno in aula, dove non era presente l’anziana suora, all’udienza del 20 maggio.

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