Rifiuti a Sassari, costi su di 2,5 milioni ma la Tari rimane invariata
L’assessore Giuseppe Masala: «Scelta politica, ma è necessario migliorare i dati di raccolta»
Sassari La Tari, il tributo dovuto per finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, resterà sostanzialmente invariata. A parte l’inevitabile adeguamento all’inflazione, che peserà tra i 2 e i 13 euro a famiglia, e ulteriori sei euro decretati dal governo per alimentare un fondo di solidarietà che calmiererà le tariffe (anche se probabilmente solo dal 2026) per le fasce più deboli. E questo nonostante la “maglia nera” dei dati della differenziata che Sassari indossa nell’isola pesino quasi settecentomila euro tra penalità, ecotassa e iva, e che il costo della raccolta sia aumentato complessivamente di quasi 2,5 milioni.
«La nostra è una scelta politica chiara – sottolinea l’assessore al Bilancio Giuseppe Masala – resa possibile dal fatto che abbiamo sterilizzato gran parte degli aumenti del costo del servizio grazie a un lavoro certosino sui residui di bilancio. Lasciamo dunque le tariffe invariate per la parte che ci compete, per non gravare ulteriormente sulle famiglie sassaresi in un momento difficile. E inoltre riusciamo a implementare il servizio».
«Servizio – ha proseguito l’assessore alla Transizione ecologica, Salvaguardia del territorio e Decoro urbano Pierluigi Salis – che vedrà a settembre l’allargamento del porta a porta da altri due quartieri, e una serie di azioni messe in campo, tra cui i nuovi orari di conferimento e campagne di comunicazione, per migliorare il dato sulla differenziata e raggiungere il 65 per cento il prima possibile. Perché è chiaro che l’unico vero modo per tenere sotto controllo la tariffa, abbassarla o migliorare il servizio, è smettere di pagare le penalità e, perché no, raggiungere invece premialità».
Teatro di entrambi gli interventi la riunione congiunta di ieri mattina della II e VI commissione dedicata all’approvazione piano economico e finanziario del servizio integrato di gestione dei rifiuti urbani 2025, da cui discende il tributo che per legge deve coprire completamente i costi, e la successiva approvazione della nuova Tari. La cui prima rata (o rata unica) andrà pagata entro il 31 luglio (lo slittamento di un mese serve a vedere se ci sarà maggiore chiarezza sul nuovo fondo di solidarietà attivato dal governo). E che aumenterà, come detto, di meno del 3 per cento.
Questo nonostante il costo complessivo del servizio sia più pesante di 2,5 milioni rispetto a quello 2024. In parte per un saldo previsionale errato di 850mila euro del 2023 tra le entrate previste e quello che i sassaresi hanno effettivamente pagato (un dato storicamente altalenante, che nel 2024 è già tornato in positivo di oltre 250mila euro), in parte per l’incremento Istat, e infine (al netto di tutta una serie di voci minori del complessissimo documento) per il passaggio dell’Iva sullo smaltimento dal 10 al 22% (sempre a causa dei pessimi risultati di raccolta), con un costo di 250mila euro.
Numeri che entrano solo in parte nel Pef approvato ieri, e che oggi arriverà in consiglio, grazie a un intervento di bilancio che ha ridotto l’aumento a 900mila euro. A pesare sulle spalle dei sassaresi restano i 100mila euro di penalità e i 300mila euro di ecotassa. «Ma ci sono anche i contributi Conai per la raccolta di carta e plastica, che potrebbero salire – ha spiegato Salis –. Abbiamo deciso di intervenire prima della fine dell’appalto per dare una scossa ai dati di raccolta. E siamo convinti che l’obiettivo 65% sia assolutamente alla portata. Ma siamo molto più ambiziosi di questo». «La scelta di non toccare la tariffa è corretta – ha chiuso Masala – ma è evidente che tutti i cittadini devono fare la propria parte, sia pagando puntualmente, sia facendo la raccolta in maniera corretta».