Il calo demografico incombe, a rischio un corso universitario
Ha pochi iscritti e non rispetta i parametri imposti dal ministero. Cosorzio Uno, istituzioni e facoltà di Agraria cercano una via di uscita
Oristano Venticinque anni fa ci fu la prima discussione di una tesi di laurea. Un quarto di secolo più tardi l’università di Oristano, dopo aver conosciuto una crescita costante per numero di corsi e iscritti – oggi se ne contano rispettivamente 5 e 361 –, si trova forse per la prima volta, a dover fare i conti con dinamiche che non dipendono solo dall’offerta formativa.
Un corso in bilico Queste sono legate a fenomeni sociali come la bassa natalità e il calo demografico che stanno colpendo il territorio sardo e quello oristanese ancor di più. Tradotto in numeri, vuol dire che uno dei corsi di laurea è a rischio, nonostante si stia mettendo in campo un’azione corale e nonostante i tentativi congiunti per salvarlo del Consorzio Uno e del Dipartimento di Agraria dell’università di Sassari a cui fa capo la laurea magistrale in Qualità e sicurezza dei prodotti alimentari che per quest’anno può contare su cinque soli iscritti a fronte di un costo di circa 400mila euro per tenere vivo il corso. Sono parametri che il ministero non accesso, figli dell’onda lunga legata al calo di iscritti che riguarda da vicino, più che via Carmine, le due università sarde di Cagliari e Sassari da cui dipendono i corsi in vigore all’ateneo oristanese. Un campanello di allarme era già suonato qualche settimana fa quando Gianvalerio Sanna, presidente del Consorzio Uno, ente gestore dell’università, aveva detto a chiare lettere che era necessario trovare nuovi parametri di valutazione per stabilire l’entità dei finanziamenti spettanti alle università, ritenendo che il rapporto tra numero di studenti e docenti e il finanziamento da garantire agli atenei debba osservare altri criteri rispetto agli attuali.
La difesa Non andrebbe fatta una valutazione in stile bilancio aziendale con entrate e uscite. Al primo posto dovrebbe essere considerato il valore non immediatamente calcolabile di una laurea, ancor più quando questa viene ottenuta in determinati territori “periferici”, fatto che ha ripercussioni su dinamiche economiche, sociali, demografiche e persino di sicurezza pubblica. Nelle scorse settimane proprio Gianvalerio Sanna e i vertici del Consorzio Uno hanno incontrato il presidente di Agraria dell’Università di Sassari, Ignazio Floris, accompagnato da altri docenti – al confronto ha partecipato anche l’amministratore straordinario della Provincia Battista Ghisu, perché l’ente vuole essere protagonista in questa fase decisiva per il futuro dell’ateneo –. Il caso del corso in Qualità e sicurezza dei prodotti alimentari ha tenuto banco, anche perché sugli altri percorsi di laurea al momento i numeri dicono che il trend è fondamentalmente positivo. Vale per le triennali di Economia e gestione dei servizi turistici e per Biotecnologie industriali che registrano un dato in crescita anno su anno. Discorso identico si può fare per la Scuola di specializzazione in Beni archeologici, mentre una flessione si è registrata in Viticoltura ed enologia, dato che però non preoccupa più di tanto per il momento perché il corso è solido.
Il futuro Di certo però in via Carmine si respirano aria positiva e ritrovato slancio dopo aver risolto il caso dell’affitto della sede nell’ex convento, che la Provincia ha garantito in comodato d’uso gratuito. Per questo motivo si sta cercando di mettere qualche punto fermo per il futuro. Ad esempio, sebbene il ragionamento sia ancora in fase embrionale, si stanno facendo delle valutazioni sulla possibilità di avere uno studentato ulteriore oltre a quello ora garantito dai posti letto presenti all’Hotel Mistral che, oltre all’attività consueta, garantisce ventuno posti, non certo sufficienti se comparati al numero di iscritti.