1984, da Tortolì per l’abbraccio con Lama
Partirono in 5, arrivarono a Cagliari in 40mila. E nacque il primo Piano straordinario per l’occupazione
CAGLIARI. È il 12 maggio 1984, a Cagliari arrivano a piedi cinque disoccupati ogliastrini partiti il 13 aprile da Tortolì ciascuno con un cartello di poche lettere al collo: PER-IL-LA-VO-RO. Arrivano accompagnati da quindicimila persone che si sono aggiunte lungo i settecento chilometri del percorso. Ad accoglierli, all’ingresso della città, è Luciano Lama. Quando uno di loro vede il mitico leader della Cgil scoppia in lacrime e gli si butta fra le braccia. Lama, che pure ne aveva viste tante, si commuove. «È un’esperienza che non dimenticherò mai», dice il segretario generale. Tutti insieme vanno in piazza Costituzione. Lama parla dal Bastione quando la folla ha raggiunto quota quarantamila.
Da quella giornata che per molti è una delle più memorabili della storia sindacale sarda, sono trascorsi ventotto anni. Molte cose da allora sono cambiate anche se i problemi veri sono rimasti gli stessi. Primo fra tutti quello della disoccupazione.
Nel 1984 i disoccupati ufficiali erano 130 mila: gli iscritti agli uffici di collocamento. Nell’ultimo trimestre del 2011 le persone «in cerca di lavoro» erano 114 mila: viene conteggiato solo chi nell’ultimo mese non ha lavorato neanche un’ora.
Quella “marcia” funzionò. Sulla spinta del successo popolare e mediatico subito ottenuto dai cinque giovani ogliastrini, l’opposizione di sinistra (Pci e Psd’Az) riuscì a farsi approvare dal Consiglio regionale a maggioranza pentapartitica (Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli) la prima legge per l’occupazione, che prevedeva uno stanziamento di 54 miliardi di lire a favore di società e di cooperative giovanili.
La “marcia” e la legge per l’occupazione contribuirono al successo delle opposizioni alle elezioni regionali che si tennero il mese seguente. E la giunta he scaturì dal voto, quella del leader sardista Mario Melis si impegnò su questo terreno e pochi anni dopo, con assessore Luigi Cogodi, approvò il primo Piano straordinario per l’occupazione: in due anni – secondo i calcoli della Regione – realizzò 15 mila posti di lavoro.
Una differenza sostanziale tra il 1984 e oggi è l’unità sindacale: da diversi anni Cgil Cisl e Uil viaggiano insieme anche in controtendenza rispetto ai rapporti nazionali. Ventotto anni fa fu la Cgil guidata da Antonello Saba ad avere l’idea della marcia per il lavoro. Cisl e Uil, visto che le elezioni regionali erano alle porte e che il 3 aprile c’era stato lo storico incontro a Cagliari tra il governo di Bettino Craxi e la giunta di Angelo Rojch, erano più prudenti. Per rompere gli indugi il segretario aggiunto della Cgil pensò alla formula degli “autoconvocati”. I cinque disoccupati partirono con questa caratteristica, anche se al loro fianco c’era ben visibile l’assistenza della Cgil, il cui protagonismo venne fuori giorno dopo giorno sino al culmine della giornata con Lama. Cisl e Uil invece non si impegnarono.
L’esperienza del 1984 è ricordata anche per l’adesione della Chiesa. Vescovi e numerosi parroci si schierarono apertamente a favore dei cinque disoccupati e della vertenza lavoro, senza curarsi minimamente del ruolo della Cgil e della freddezza di una Democrazia cristiana, ancora al governo sia a Cagliari, che vedeva nella marcia una minaccia elettorale. Grazie anche a quei giorni, il rapporto tra la Chiesa, attraverso la Pastorale del lavoro, e il mondo sindacale si è consolidato col tempo, sino ad arrivare alla stretta alleanza di oggi nella Carta di Zuri.
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