I familiari dei feriti: ci hanno abbandonati
La madre di Claudio: «Superare questo momento è stato possibile solo grazie alla nostra forza»
SASSARI. Una ferita impossibile da rimarginare. Un anno fa sotto le macerie della Rotonda ha rischiato di perdere suo figlio di 17 anni. Dodici mesi dopo non riesce ancora a darsi pace per quello che è successo. «Della Rotonda non me ne importa nulla, possono anche raderla al suolo, ma non accetto che di noi non ne parli più nessuno». È una furia la mamma di Claudio, uno dei due ragazzi che più di tutti rischiarono di morire nella frana di Platamona. «Oggi si parla solo della spiaggia, del salotto dei sassaresi, di lavori da fare. E solo in vista dell’estate. Ormai evito di leggere qualsiasi cosa abbia a che fare con la Rotonda. I ragazzi non vengono neanche più nominati, ma solo noi, solo le famiglie, sappiamo quello che abbiamo dovuto passare durante l’anno». La donna si sente sola, abbandonata dalle istituzioni. «Le istituzioni siamo noi. La mia famiglia e quella di Luca, l’altro ragazzo ferito. In questi mesi ci siamo sempre tenuti in contatto e ci siamo dati una mano. Ma solo tra di noi. Tutto è stato affrontato come se i nostri figli se la fossero andati a cercare, come se la colpa fosse la nostra. Io questo non lo potrò mai accettare e la rabbia che ho dentro difficilmente mi passerà».
In questi 12 mesi Claudio ha vissuto un calvario tra ospedale e fisioterapia. Una via crucis lunga un anno in cui, però, è riuscito a tagliare un traguardo molto importante: il diploma. «Con grande fatica ce l’ha fatta – racconta ancora la madre –. Sembrava impossibile, Claudio era il più grave di tutti i feriti della Rotonda. Solo a fine ottobre è riuscito a rimettersi in piedi, ma era ancora troppo presto per tornare a scuola. C’era da affrontare il lungo percorso di fisioterapia. L’attività scolastica sembrava compromessa, ma è riuscito a portare a casa il diploma. Ora è stanco, forse si prenderà un anno di riflessione, ma vuole andare all’università». La vita di Claudio, dunque, è ritornata quasi alla normalità. «Se penso a quello che poteva succedere non posso che ringraziare tutti i santi del paradiso, ma quando lo guardo mi rendo conto che non è più come prima, oggi deve fare i conti con preoccupazioni e paure che prima non aveva». Ogni tanto però torna anche a Platamona con gli amici. «È comprensibile, loro hanno quella spensieratezza e incoscienza legata alla loro età. Ma un genitore non riesce a fare finta di nulla. Anzi, più passa il tempo e più mi sale la rabbia per quel terribile 21 luglio di un anno fa». (al.pi.)