La Nuova Sardegna

Unioni civili, in Sardegna 42 in 9 mesi Gli attivisti: contano solo i diritti

di Alessandro Pirina
Stefano Resmini e Giovanni Fancello
Stefano Resmini e Giovanni Fancello

Nell'isola la maggior parte delle celebrazioni a Cagliari, le altre 16 nel resto delle province. Le associazioni Lgbt: la legge è incompleta, ma per l’Italia è stata comunque una svolta epocale

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SASSARI. I primi a dire sì sono stati Giovanni e Stefano. Era il 13 agosto di un anno fa. Dopo 34 anni di amore la coppia di uomini ha deciso di legalizzare il suo amore di fronte a una testimone d’eccezione, Monica Cirinnà, la madre della legge che ha permesso all’Italia di uniformarsi al resto del mondo civile. Gli ultimi Gavino e Fabrizio che due giorni fa, a 10 anni esatti dal giorno in cui si sono incontrati per la prima volta, hanno scelto di unirsi civilmente.

Il primo matrimonio gay è stato celebrato a Sassari, l’ultimo a Porto Torres. Nel mezzo, in questi nove mesi, sono state alcune decine le coppie sarde che hanno fatto il grande passo. Quarantadue, ne ha indicato ieri Repubblica.

All’appello forse ne manca una, quella celebrata venerdì a Porto Torres. O forse, come afferma Gaynet, non sono stati conteggiati i tanti matrimoni celebrati all’estero e trascritti in Italia dopo l’entrata in vigore della legge. Quel che è certo è che da nove mesi anche la Sardegna ha aderito alla rivoluzione arcobaleno. I dati sono più bassi del Nord Italia e più in linea con il Mezzogiorno, a Cagliari si contano più unioni di tutto il resto delle province messe insieme, 26 a 16, ma il numero non interessa a nessuno. «Quando si parla di diritti non importa quanta gente usufruisca di una legge, basta anche una sola persona per ritenerlo un provvedimento valido», afferma Michele Pipia, della associazione Arc.

Province. La maggior parte delle unioni civili in Sardegna sono state celebrate a Cagliari e provincia. Secondo Repubblica sono 26 sul totale delle 42 dell’isola. Le altre 16 nel resto della Sardegna. Finora a Sassari ne sono state celebrate tre, tra cui la prima in assoluto. Due a testa per Porto Torres e Alghero, dove una delle cerimonie ha avuto come testimone lo stilista Antonio Marras. Un matrimonio gay è stato celebrato anche a Nuoro, mentre la Gallura ha ospitato la seconda e la terza unione, a Telti e alla Maddalena. Due coppie si sono unite anche a Carbonia. L’elenco prosegue con Capoterra, Quartu. E Domusnovas, dove a ottobre è stata celebrata la prima unione civile tra due donne, Simona e Stefania. Una storia raccontata anche in tv su Raitre nella trasmissione “Stato civile”. Una partecipazione che ha scatenato sulle due donne la furia omofoba con insulti e minacce di decine utenti social.

Matrimoni. «Parlare di numeri delle unioni civili mi sembra molto limitativo – afferma Barbara Tetti, presidente del Mos, il Movimento omosessuale sardo –. Tra l’altro, rispetto a 20 anni anche i matrimoni sono diminuiti parecchio. Quello che conta è che certi diritti siano garantiti. Io ho sempre detto che questa legge è monca, manca l’adozione del figlio del partner, ma è fuor di dubbio che oggi è cambiato molto nella vita di chi si è unito civilmente. Me lo ha raccontato proprio chi ha fatto il grande passo». La battaglia del Mos, però, è orientata verso il matrimonio egualitario. «In altri Stati si sostiene che non ci sia più bisogno delle associazioni. Ma questo discorso non può valere per l’Italia, dove da un lato lottiamo per arrivare al matrimonio egualitario, dall’altro per arrivare a un vero contrasto all’omofobia».

Gay come etero. Neanche Barbara De Luca, presidente di Gaynet Sardegna, vuole soffermarsi sui numeri. «Molte, poche? Quello che conta è che finalmente sia stato affermato un diritto per cui abbiamo lottato tanto. Oggi è importante avere la legge che permetta di scegliere. A quel punto uno sarà libero di compiere o meno il grande passo». Perché di grande passo si tratta. «E certo. È come un matrimonio, anche noi prima di sposarci ci pensiamo due volte. E ci serve tempo per organizzare tutto come per una qualsiasi festa di nozze. Gay ed etero siamo tali e quali».

Svolta epocale. Michele Pipia, associazione Arc, non ha ancora mandato giù la scelta di stralciare la stepchild adoption. «È una legge fatta male – taglia corto –, ma per fortuna ci sono i tribunali che intervengono per garantire i diritti. Al di là di questo non posso negare che si tratti di una svolta epocale. Oggi nelle scuole i ragazzini sanno che in futuro avranno la possibilità di potersi sposare. Cosa che fino a un anno fa era impossibile». Sui numeri delle unioni civili finora celebrate Pipia non vede differenze tra gay ed etero. «È il matrimonio in generale che è in crisi. Ed è normale che anche le coppie omosessuali vogliano pensarci prima di fare il grande passo. Anche perché come nei matrimoni etero incombe il rischio divorzio».

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