La Nuova Sardegna

Mont’e Prama, una vigna sui resti archeologici: gli scavi riprendono da qui

Piero Marongiu
Mont’e Prama, una vigna sui resti archeologici: gli scavi riprendono da qui

La soprintendenza riapre il sito dopo un anno e rinviene alcuni reperti dove nel 2015 è stato piantato un vigneto

21 luglio 2018
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CABRAS. Gli scavi a Mont’e Prama sono ripresi nell’area esterna al sito indagato anni fa. Per adesso a scavare è soltanto una squadra della soprintendenza diretta dall’archeologo Alessandro Usai, responsabile del sito, e sono arrivate le prime conferme: il muro individuato durante la campagna del 2016 prosegue, di sicuro, per altri 15 metri a nord, nel vigneto di proprietà dell’imprenditore Ivan Arangino. La lunghezza totale della base muraria riportata alla luce supera quindi i 30 metri. L’equipe della soprintendenza ha effettuato finora cinque saggi nel lato nord del sito che hanno confermato l’esistenza di altre sepolture. Quante, almeno per il momento, non si sa.

Come pure non si sa in che stato siano, anche perché l’azione degli aratri subita nel tempo non ha contribuito alla loro conservazione. «I saggi fin qui aperti – spiega Alessandro Usai – ci danno conferme: la prosecuzione delle mura e l’esistenza di altre tombe, quante non lo sappiamo ancora. In ogni caso sono all’interno di uno spazio limitato». Per adesso i saggi di scavo hanno riguardato solo la parte nord, non si esclude però che alcuni vengano aperti anche dalla parte opposta, nell’area in cui sono stati ritrovati i modellini di nuraghe praticamente integri e altri importanti reperti. Intanto, sulla presenza dei vigneti impiantati nel 2015 su diversi ettari, le polemiche non si placano. Sono in molti e da diverso tempo, soprattutto sui social, a gridare allo scandalo e puntare il dito sul mancato vincolo archeologico che avrebbe dovuto tutelare la collina di Mont’e Prama.

«All’epoca non avevamo dati di scavo certi che indicassero la presenza di altri reperti – dice Usai –, pertanto non si poteva impedire al privato di utilizzare il terreno di cui è proprietario». I saggi di scavo in atto nel terreno privato non spiegano lo scopo della costruzione e Usai non si pronuncia: «Stiamo proseguendo il lavoro iniziato e continueremo fino a quando i fondi ce lo consentiranno – dice ancora Usai –. Il muro che emerge, lo ribadisco, è solo la base. A cosa servisse e cosa fosse, non lo sappiamo. Il nostro lavoro serve a dare risposte e solo continuando si potrà capire meglio cosa fosse Mont’e Prama». I lavori proseguiranno, presumibilmente, per un mese e potrebbero continuare se ci saranno ancora fondi. In autunno, se non ci saranno imprevisti e sempre sotto la direzione della soprintendenza, sarà l’Università a riprendere gli scavi. Intanto, insieme alla conferma della prosecuzione della base muraria e alle nuove tombe, sono stati rinvenuti anche frammenti di ceramiche. Mont’e Prama quindi, da quando i riflettori si sono riaccesi sul sito continua ad affascinare e ad alimentare le aspettative degli archeologi da social. Gli studiosi invece preferiscono rimanere con i piedi per terra e parlare solo in presenza di fatti nuovi.
 

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