La Nuova Sardegna

«Giganti di Mont’e Prama, via libera alla Fondazione»

di Silvia Sanna
«Giganti di Mont’e Prama, via libera alla Fondazione»

Il sottosegretario del Mibact: «Creiamo un brand da esportare nel mondo Turismo e cultura binomio inscindibile. Il futuro: qualità e tutela dell’ambiente» 

11 ottobre 2019
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SASSARI. La parola d’ordine è rispetto: il turismo di qualità non sottrae alla natura ma restituisce, non viola l’ambiente ma lo valorizza. Dunque, basta cemento – all’interno e soprattutto sulle coste – e stop allo sfruttamento del territorio perché «è la nostra forza e non è una risorsa inesauribile». È una visione molto green quella di Lorenza Bonaccorsi, sottosegretario del Ministero ai beni culturali con delega al Turismo. Romana, 51 anni, esponente del Pd ed ex deputato, per ricoprire l’incarico nel governo Conte II ha lasciato il posto nella giunta regionale di Zingaretti, che l’aveva scelta proprio come assessore al Turismo. Lavora fianco a fianco al ministro Dario Franceschini con il quale condivide la stessa idea di sviluppo turistico, basata sull’unione dei vari punti di forza dell’offerta, a livello nazionale e nei singoli territori. Come in Sardegna, dove il turismo «deve viaggiare insieme alla cultura, un binomio inscindibile». A partire dalla valorizzazione del Giganti di Mont’e Prama, una scommessa da vincere.

Sottosegretario, sa che gli scavi nell’area archeologica di Mont’e Prama sono a rischio perché le risorse stanziate potrebbero non bastare per eseguire gli espropri?
«Sì ho letto ma sarebbe assurdo se accadesse. Infatti ci sarà il massimo impegno per evitarlo e fare in modo che quell’immenso patrimonio venga valorizzato».

Quale è la strada da seguire?
«Si deve ripartire dall’intuizione del ministro Franceschini che propose la creazione di una Fondazione per gestire il prodotto Giganti».

Il progetto della Fondazione risale al 2017 ma in oltre due anni non è stato fatto niente. Siamo vicini a una svolta?
«Come ha ribadito anche di recente il ministro Franceschini la valorizzazione di quell’immenso patrimonio è una priorità. I Giganti sono una scommessa davvero importante, rappresentano un attrattore turistico fondamentale per la Sardegna e per l’intero Paese. Per questo serve l’impegno di tutti, del Ministero, della Regione e dei Comuni direttamente coinvolti. Dobbiamo creare un brand e portarlo in giro nel mondo».

A proposito di brand e promozione turistica, la Sardegna fa fatica ad andare oltre il segmento balneare e a promuovere gli altri suoi punti di forza così da raggiungere una vera destagionalizzazione. Come si fa a centrare questo obiettivo?
«La Sardegna è una perla, una ricchezza straordinaria, un’eccellenza nel panorama dell’offerta turistica del nostro Paese. Per questo è necessario valorizzarla partendo innanzitutto dalla creazione di un sistema che metta in rete tutti i punti di forza – come mare, natura, cultura, enogastronomia e tradizioni – e che favorisca la collaborazione tra le istituzioni e i soggetti privati. La partnership è utilissima per promuovere in maniera forte un prodotto rendendolo immediatamente riconoscibile nel mercato».

Sul concetto di promozione unitaria del territorio e creazione della “destinazione Sardegna” era nata un anno fa la Dmo, società mista pubblico-privata. L’attuale assessore al Turismo ha deciso di cancellarla ritenendola inutile e dispendiosa. Che ne pensa?
«Sono stata a lungo assessore regionale e ho molto rispetto per chi ricopre questo ruolo. Non avendo un quadro chiaro della situazione in cui è maturata questa scelta, non azzardo giudizi. Dico solo che mettere insieme pubblico e privato è utile perché si uniscono le energie e le risorse, che non sono mai tantissime. E aggiungo che – nel turismo come in tutti gli altri campi – è sbagliato cancellare progetti validi solo perché realizzati dall’opposta parte politica».

Il dibattito sul turismo in Sardegna si intreccia ad altri due temi, i trasporti e l’urbanistica. A proposito del primo, le difficoltà e i costi dei trasporti sono considerati il più grosso limite alla crescita del turismo. Come superarlo?
«Conosco la battaglia della Sardegna sulla questione dell’insularità. Nel piano strategico che il ministro Franceschini mise a punto nel precedente governo, il capitolo trasporti è cruciale. Ripartiamo da lì, per cercare le soluzioni migliori per rendere l’isola sempre più accessibile».

C’è poi l’urbanistica, con una legge regionale in itinere che apre alla possibilità di nuove cubature anche nelle coste superando i paletti rigidi di tutela imposti dal piano paesaggistico di Soru. La Sardegna ha bisogno di più alberghi e posti letto?
«La Sardegna non ha bisogno di cemento. Il turismo, nell’isola come nell’intero Paese, ha un futuro solo se si ragiona nell’ottica della sostenibilità. Dunque cubature zero e riqualificazione dell’esistente. I territori si valorizzano, non si consumano. L’ambiente è la nostra ricchezza, quello che cancelliamo non ritorna più».

Ha già avuto modo di stabilire un contatto con l’attuale giunta regionale?
«Ho conosciuto l’assessore regionale al Turismo Chessa in questi giorni al TTG di Rimini. Ma c’è stata solo una veloce stretta di mano. Nelle prossime settimane è prevista una riunione in Commissione Turismo della conferenza Stato-Regioni. In quell’occasione potremo confrontare le nostre idee e le nostre visioni di futuro sviluppo turistico».

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