La Nuova Sardegna

Nuoro, l'idea di Agnese: viaggio di sole donne in Marocco per abbattere i pregiudizi

Luca Urgu
Nuoro, l'idea di Agnese: viaggio di sole donne in Marocco per abbattere i pregiudizi

«Rifaremo il tragitto di Louisa e Maren, violentate e uccise»

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NUORO. Un viaggio per sole donne. Una spedizione rosa o di genere dalla mission particolare. Tutte unite e convinte, con gambe e cervello, nel combattere una battaglia contro i pregiudizi e i falsi moralismi. E per dire no alla violenza sulle donne e urlare allo stesso tempo un “sì” convinto alla libertà. A tutte le latitudini. L’idea elaborata e messa su carta da Agnese Siotto, 37 anni, agente di viaggio e appassionata di trekking anche in luoghi estremi, è ripercorrere il tragitto di due turiste, la danese Louisa e la norvegese Maren, che il 18 dicembre del 2018, sono state violentate e uccise durante il loro viaggio in Marocco, sulle montagne dell'Alto Atlante.

«Ricordo che dopo quella tragedia si accese una delle peggiori e insopportabili polemiche sessiste», dice Agnese, dalla sua agenzia Cts Viaggi di Nuoro, “non si viaggia da sole” dicevano gli uni, “se la sono cercata” aggiungevano altri, “in certi posti due ragazze da sole cose pretendono?” rimarcavano altri ancora. Ovviamente sono contraria e distante anni luce da questo tipo di considerazioni e argomentazioni. Sono stata più volte in Marocco e in altri luoghi che queste persone avvertono come pericolosi, senza avere la minima percezione di disagio o paure. Sentimenti che invece mi hanno sfiorato magari nelle stazioni delle nostre grandi città durante la notte», sottolinea l’ideatrice del viaggio.

«Comunque, a quasi un anno da quel tragico evento e pochi giorni dopo la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, rispondiamo con una proposta di viaggio tutta al femminile, proprio su quella montagna, per raggiungere i 4 mila metri più conosciuti del Marocco. La vetta dove le due povere ragazze volevano arrivare, senza riuscirci a causa di chi con una bruta violenza le ha fermate prima», continua Agnese. «Sarà un viaggio che faremo a fine maggio per sole donne, al massimo quindici e con una base minima di sei iscritte, che prevede il trekking di tre giorni e una gita alla scoperta delle tante meraviglie del Marocco. Abbiamo già avuto diverse manifestazioni di interesse da chi ha accolto con attenzione l’idea».

Agnese ha visitato a più riprese il Marocco. Prima da sola, poi con i gruppi che organizzava. Ogni volta è stata un’esperienza ricca, tanto che si è sempre riproposta di tornarci ancora. «Intanto, è cresciuta la mia passione in generale per i viaggi e il caso, la fortuna ma anche l'impegno mi hanno messo sulla strada dell’organizzazione di viaggi-trekking. Nel dicembre 2017 sono salita sul Kilimangiaro e nel novembre 2018 ho raggiunto il campo base sull'Annapurna, Nepal», racconta la titolare dell’agenzia.

«Proprio durante questo ultimo viaggio, in cui io ero sola e in loco mi sono unita a un gruppo internazionale di escursionisti, è successo che in Marocco, su un'altra montagna, altre ragazze in viaggio come me da sole, in un paese straniero, sono state selvaggiamente violentate e uccise. Contemporaneamente è capitata la stessa sorte a una ragazza italiana, in un parco come tanti, mentre correva», ricorda. «La prima notizia ha però destato più scalpore e ha messo in piazza la piccolezza delle persone che hanno pubblicato i più beceri commenti. A quanto pare le ragazze escursioniste in un paese del nord Africa la morte e soprattutto la violenza se le sono andate a cercare, sarebbero dovute rimanere a casa, o avrebbero dovuto farsi accompagnare da un uomo, oppure pazienza, hanno ottenuto quello che stavano sicuramente cercando!», sentenziavano alcuni.

«Così, ho pensato, se in quel momento anche io, da sola in Nepal, sulle montagne più belle del mondo, fossi incappata nella stessa sciagurata sorte, sarei stata additata allo stesso modo», dice Agnese. Alla fine tutto questo cortocircuito le ha suggerito un progetto di viaggio rivoluzionario per il messaggio che propone. «È vero: i brividi, lo sconforto e la rabbia mi hanno spinto a utilizzare la conoscenza del Marocco e la passione per il trekking. Insieme alla fortissima convinzione che una donna debba potersi sentire libera di essere ovunque nel mondo senza che questo sia sinonimo di andarsi a cercare la tragedia. Così ho pensato di organizzare una "spedizione rosa" su quelle stesse montagne dove Louisa e Maren cercavano niente altro che la libertà».

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