la proposta dei riformatori
«La Sardegna e la sua storia diventino patrimonio dell’Unesco»
CAGLIARI. Cinquantaquattro parchi culturali, 10mila nuraghi e molte altre testimonianze del passato: il patrimonio archeologico della Sardegna deve far parte dei paesaggi che l’Unesco tutela come...
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CAGLIARI. Cinquantaquattro parchi culturali, 10mila nuraghi e molte altre testimonianze del passato: il patrimonio archeologico della Sardegna deve far parte dei paesaggi che l’Unesco tutela come «beni dell’umanità». A scriverlo sono i Riformatori nella mozione presentata in Consiglio regionale. «È proprio l’unicità di questo nostro antico mondo, affascinante e misterioso, a dover essere tutelato e valorizzato», ha sottolineato Michele Cossa, che è il primo firmatario insieme ad Aldo Salaris, Alfonso Marras e Giovanni Antonio Satta, con il sostegno dell’ex deputato Pierpaolo Vargiu, che, anni fa, alla Camera aveva presentato una proposta di legge con la stessa richiesta.
I Riformatori stavolta sollecitano invece la discesa in campo del governatore Christian Solinas: «Deve impegnarsi – si legge nella mozione – ad avviare le procedure per ottenere l’auspicato riconoscimento da parte dell’Unesco e perché il far parte del grande patrimonio dell’umanità sia l’inizio di nuovo sviluppo sostenibile».
Ci sono esempi virtuosi in ogni parte del mondo, ha ribadito l’archeologo Alessandro Atzeni: «L’Isola di Pasqua e il sito di Stonehenge, in Inghilterra, ma anche la Mummia di Otzi, in Trentino, sono da tempo attrattori culturali ma soprattutto, dopo essere stati valorizzati, hanno aperto la strada al turismo culturale». È stata proprio questa carta vincente a modificare in meglio il tessuto sociale ed economico di quei territori. Il concetto è stato ribadito da Antonello Gregorini, portavoce dell’associazione Nurnet, fra le prime a geolocalizzare gran parte del patrimonio archeologico: «La grandezza della storia dovrebbe essere il punto di partenza anche della nostra economia, ma purtroppo non è così da troppo tempo».
«Invece oggi – ha sottolineato Cossa – il 90 per cento di questo immenso patrimonio identitario è abbandonato, in molti casi non è stato censito o, peggio ancora, continua a essere saccheggiato».
Secondo Aldo Salaris, l’Unesco deve tener conto delle 3.500 Domus de Janas, delle 10mila torri nuragiche e delle oltre mille Tombe dei giganti. «Dunque – ha concluso Salaris – è evidente che la Sardegna abbia tutte le carte in regola per far parte del Patrimonio dell’umanità, come contributo fondamentale per la tutela della memoria e della storia, ma anche come traccia indelebile di quali dovranno essere le strade per uno sviluppo sostenibile».
I Riformatori stavolta sollecitano invece la discesa in campo del governatore Christian Solinas: «Deve impegnarsi – si legge nella mozione – ad avviare le procedure per ottenere l’auspicato riconoscimento da parte dell’Unesco e perché il far parte del grande patrimonio dell’umanità sia l’inizio di nuovo sviluppo sostenibile».
Ci sono esempi virtuosi in ogni parte del mondo, ha ribadito l’archeologo Alessandro Atzeni: «L’Isola di Pasqua e il sito di Stonehenge, in Inghilterra, ma anche la Mummia di Otzi, in Trentino, sono da tempo attrattori culturali ma soprattutto, dopo essere stati valorizzati, hanno aperto la strada al turismo culturale». È stata proprio questa carta vincente a modificare in meglio il tessuto sociale ed economico di quei territori. Il concetto è stato ribadito da Antonello Gregorini, portavoce dell’associazione Nurnet, fra le prime a geolocalizzare gran parte del patrimonio archeologico: «La grandezza della storia dovrebbe essere il punto di partenza anche della nostra economia, ma purtroppo non è così da troppo tempo».
«Invece oggi – ha sottolineato Cossa – il 90 per cento di questo immenso patrimonio identitario è abbandonato, in molti casi non è stato censito o, peggio ancora, continua a essere saccheggiato».
Secondo Aldo Salaris, l’Unesco deve tener conto delle 3.500 Domus de Janas, delle 10mila torri nuragiche e delle oltre mille Tombe dei giganti. «Dunque – ha concluso Salaris – è evidente che la Sardegna abbia tutte le carte in regola per far parte del Patrimonio dell’umanità, come contributo fondamentale per la tutela della memoria e della storia, ma anche come traccia indelebile di quali dovranno essere le strade per uno sviluppo sostenibile».