Irene Testa: «Contro Graziano Mesina una vendetta da parte dello Stato»
Le parole della garante delle persone detenute in Sardegna sulla morte del bandito sardo
Sassari «Non c’è stata pietà nei confronti di Graziano Mesina. Quella dello Stato sembra una vendetta nei suoi confronti». La garante delle persone detenute in Sardegna Irene Testa non ha alcun dubbio nel commentare la morte del bandito sardo. «Lui veniva da una situazione complessa, ha fatto certamente degli errori nella sua vita ma uno Stato democratico e civile non avrebbe dovuto applicare quegli errori alla sua persona. Se una persona sta così male da aprirgli le porte del carcere il giorno prima della sua morte vuol dire che c’erano le condizioni per poterlo scarcerare prima. Nell’isola ci sarebbero state le condizioni per poterlo vigilare, se il pericolo poteva essere il possibile rapporto con la criminalità locale. Negli istituti di pena dell’isola sono ospitate persone detenute in regime di alta sicurezza, per le quali sono previste regole ben precise, tra l’altro in quelle sezioni ci sono pochissimi sardi, quini i possibili contatti sarebbero stati comunque molto limitati».
Irene Testa nel suo ruolo di garante non aveva una competenza territoriale per occuparsi di questo caso. «Le legali di Mesina, però, mi hanno fatto diverse segnalazioni sulle sue condizioni di salute che ancor prima della scoperta del tumore erano molto precarie a causa delle altre patologie di cui soffriva da tempo. Io ho fatto presente tutte queste cose al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ma purtroppo la situazione non è cambiata. Le sue legali hanno fatto un gran lavoro per cercare di far capire quanto gravi fossero le sue condizioni di salute e quanto fosse necessario che non rimanesse in cella».
Irene Testa parla anche del senso di umanità che è indicato anche dalla Costituzione, oltre ovviamente all’applicazione del diritto. «Dicevo ieri che il principio della territorialità della pena non è stato applicato. Ma è mancato anche il rispetto della dignità. Come poteva stare in carcere una persona con un deperimento fisico come quello che aveva Mesina già da tempo? Faceva fatica anche a deambulare e a comunicare, come si pensava che potesse delinquere? Eppure, è stato tenuto lontano dalla sua terra e dai suoi affetti. Per questi motivi – conclude la garante - io vedo che nei suoi confronti c’è stato un accanimento che uno stato democratico e di diritto non si può permettere».