La Nuova Sardegna

Le reazioni

Leonardo Marras: «Graziano Mesina e Maria Carta due guerrieri», Gavino Ledda: «Era un uomo meschino»


	(da sinistra Ledda e Marras)
(da sinistra Ledda e Marras)

Le reazioni del presidente della Fondazione della cantautrice di Siligo e dello scrittore di “Padre padrone” alla morte del bandito

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Sassari «È stato un uomo che nella sua vita ha sfidato tutto e tutti, rischiando, pagando anche in prima persona. Non un simbolo, forse, sicuramente Graziano Mesina ha difeso la sua identità, la sua idea di uomo 'barbaricino'. Ha commesso errori, ma la sua esistenza rimane nell'immaginario affascinante», queste le parole di Leonardo Marras, presidente della Fondazione Maria Carta. 

Marras ha aggiunto: «Graziano Mesina e Maria Carta erano due guerrieri, seppur in modo diverso, entrambi personaggi 'identitari' legati alla Sardegna. Mesina voleva rientrare in Sardegna per morire a Orgosolo, il suo Paese. Testimonianza del legame profondo che lo univa alla sua terra».

«Mi dispiace umanamente per la morte di Graziano Mesina, perché anche lui era un essere umano, ma il dispiacere si ferma qui. La sua immagine pubblica è stata quella di un poveraccio, di un uomo meschino che ha fatto cose meschine e soprattutto ha fatto solo male alla Sardegna. Mesina non è assolutamente la Sardegna».

Lo ha detto lo scrittore sardo Gavino Ledda, autore di "Padre padrone", romanzo autobiografico sullo sfruttamento della sua infanzia da cui i registi Paolo e Vittorio Taviani hanno tratto l'omonimo film del 1977 che vinse la Palma d'oro al Festival di Cannes. «Mesina ma ha fatto delle cose meschine e in questo modo ha disonorato la Sardegna – ha aggiunto l'86enne scrittore –. Se anche esistesse un'immagine romantica del bandito, lui è riuscito a sciupare anche quella. E negli ultimi tempi poi si era anche messo a spacciare droga».

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