La Nuova Sardegna

Vermentino coraggioso come gli Shardana

di Pasquale Porcu
Vermentino coraggioso come gli Shardana

Sette ettari di vigneto vicino a Palau: da qui parte il nuovo progetto di Emanuele Ragnedda. La scelta di puntare su bottiglie “premium”

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I sogni, se camminano su buone gambe, si realizzano sempre.

Prendete il progetto Concaentosa: settanta ettari di terra vicino a Palau, sette ettari di vigneto (che presto diventeranno cinque di più). Un terreno baciato dal sole e carezzato dal dolce vento di salmastro, collocato proprio di fronte alla Corsica. Come se fossero dei singolari monumenti, grandi blocchi di granito che caratterizzano l’identità gallurese del luogo. E disseminati nel terreno alberi di fichi, mandorli, mirto, ginepri che affiorano dall’argilla. Uno scenario di biblica personalità mediterranea che ti rasserena e di emoziona. E poi le arnie per le api a certificare una qualità ambientale di straordinario pregio. «Quando è morto mio nonno, Andrea Giagheddu – racconta Emanuele Ragnedda – mia madre avrebbe potuto venderlo per ricavarne una buona cifra. Ma come ammoniva una famosa canzone di De André, riferito a un venditore di liquori: “Ma tu che li vendi che cosa compri di migliore?” E così mia madre me lo ha donato perché realizzassi il mio sogno: un vigneto e una cantina tutta mia. Non è stato facile, ma alla fine il mio progetto sono riuscito a concretizzarlo».

Il vino che produce, prima vendemmia nel 2017, si chiama Shar, da Shardana i mitici guerrieri che secondo la leggenda, lasciarono la Sardegna per mettersi al servizio dei Faraoni. Shar non ha tardato a farsi strada nel mare magnum dell’enologia mondiale, ottenendo il lusinghiero punteggio di 91/100 dalla più autorevole rivista enologica mondiale, quella di Robert Parker. Un giudizio entusiasta, quello pubblicato nel novembre scorso da Monica Larner nella rivista americana. Shar è un Vermentino vinificato in acciaio con cura maniacale da Piero Cella. E come dice Emanuele fatto con «coraggio, entusiasmo e fortuna». Un Vermentino che non vuole crogiolarsi nella fama che meritano i Vermentini di Gallura, ma che si butta nel mercato internazionale cercando di interpretare al meglio lo spirito della terra da cui proviene, sforzandosi di trovare la chiave giusta per trovarsi a proprio agio nelle carte dei vini dei migliori ristoranti del mondo. Oggi il vino è presente con successo in cinque diversi Paesi . Quei Paesi che Emanuele conosce bene per essere stato a lungo l’export manager di Capichera. Shar ha i profumi e il sapore della terra che l’ha originato: sa di frutta tropicale, di fiori bianchi, e se fosse possibile di brezza marina e di sale. Sapori e profumi che lo rendono unico anche nel panorama dei vini galluresi. «Abbiamo voluto fare un vino che ti ricorda i bei Vermentini di una volta – dice Emanuele –. Vini identitari sì, ma che sappiano parlare in inglese. Sono figlio di Mario Ragnedda e sono fiero di quello che ho imparato nella azienda di famiglia. Ora, a 36 anni, mi sono messo in testa di cimentarmi con un progetto ambizioso: voglio fare il miglior vino sardo in commercio. Mi sto impegnando al massimo per riuscirci. Se dovessi fallire le conseguenze non le pagherei solo io. So che si tratta di una grande responsabilità, ma non posso rinunciare a questa sfida».

Qualcuno ha storto il naso quando ha saputo che il vino esce dalla cantina a 51 euro più iva. «Ma noi ci rivolgiamo a una fascia premium – dice Ragnedda – e nessuno si lamenta del prezzo. Si lamenterebbero, invece, se il vino non è all’altezza delle promesse. Abbiamo voluto fare le cose per bene anche per i tappi. Possiamo fornire una garanzia per la quale se una bottiglia fosse difettosa noi rimborsiamo al ristoratore o enotecaro il prezzo che ha fatto pagare al proprio cliente. In compenso, invece, ci arrivano attestati di stima che ci incoraggiano ad andare avanti. L’altro giorno mi ha scritto un cliente per dirmi che ha chiesto alla sua fidanzata di sposarlo dopo aver bevuto insieme a lei una bottiglia di Shar».



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