La Nuova Sardegna

Marilotti lascia i 5 stelle «Non sono più gradito»

di Alessandro Pirina
Marilotti lascia i 5 stelle «Non sono più gradito»

Il senatore passa al Gruppo misto: «Mai accettata la mia storia di sinistra» Attacco ai vertici: «Hanno abbandonato i territori, in due anni solo sconfitte»

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SASSARI. Il suo addio era nell’aria. In più di un’occasione Gianni Marilotti aveva rivendicato la sua libertà di azione, anche andando in direzione opposta al Movimento 5 stelle con cui era stato eletto nel 2018. Già qualche frizione si era vista in occasione del taglio dei parlamentari, la battaglia delle battaglie dei grillini, quando Marilotti fu uno dei due senatori M5s a firmare la richiesta di referendum. Ma la grande rottura si è avuta nelle ultime settimane, quando il senatore-intellettuale, di fronte alla debacle grillina in tutti i comuni dell’isola, ha chiesto il voto per i candidati progressisti di Nuoro, Quartu e Porto Torres contro la destra a trazione Lega. Un appello sconfessato dai vertici del Movimento. Di qui la decisione di lasciare i 5 stelle. Un addio che, come Marilotti ha spiegato in una lettera al capogruppo a Palazzo Madama, Ettore Licheri, non avrà ripercussioni sulla maggioranza. Anzi. «Dal Misto chiederò di aderire al Gruppo della Lega delle Autonomie all'interno del quale continuerò a sostenere con convinzione e, spero, maggior incisività, il governo Conte».

Nella lettera a Licheri Marilotti ripercorre il suo percorso nel Movimento. «Non ho chiesto io di candidarmi», sottolinea e ricorda come fu uno dei nomi della società civile scelti - dallo stesso Luigi Di Maio, si disse - per le sfide uninominali. Tutte vinte, tra l’altro: nove a zero per il M5s contro destra e sinistra. «La mia storia politica e le mie idee erano note, così come il mio impegno civico – dice ancora il senatore –. Forse proprio per questo una grossa fetta degli attivisti l'hanno vista con sospetto e diffidenza, e questi atteggiamenti hanno fatto da contrappunto ai miei primi due anni e mezzo della legislatura». Il senatore, dunque, ammette che non sono stati anni facili. «Ho cercato di sentirmi parte del Movimento cercando di dare il mio apporto nei campi di competenza e mettendo al centro del mio agire la Sardegna. Ho sempre cercato di coinvolgere sia a livello nazionale che regionale il Movimento ma con scarsissimi risultati. Il M5s mi appariva tutto proteso alle logiche interne, fatte spesso di scontri, contrapposizioni, prese di posizione isolate senza una visione unitaria dei problemi e senza una direzione univoca». Atteggiamenti, questo, che a suo dire hanno portato i 5 stelle a collezionare solo tonfi elettorali. «I territori li abbiamo abbandonati perdendo crescenti quote di consensi fino ad arrivare a essere ininfluenti in tutte le competizioni – è il suo duro atto d’accusa –: le suppletive a Cagliari e Sassari, le Regionali, tutte le comunali; passando da un forse esagerato 42 per cento al 3 a Quartu». Solo sconfitte in due anni e mezzo. «Nonostante questa deriva – continua Marilotti – sembra che nessuno si preoccupi di capire il perché e si continua a indicare in traditori, infiltrati, indesiderati presenti nel Movimento la causa delle sconfitte». Il senatore si riferisce soprattutto a uno dei facilitatori, il deputato Alberto Manca. «Ha commentato le sconfitte elettorali imputando la colpa non alla sua incapacità di favorire la presentazione di liste credibili, ma a chi non si è impegnato a fondo per sostenerle, minacciando espulsioni e denigrando con insinuazioni volgari chi, come il sottoscritto, poneva problemi politici; posizioni che per altro hanno avuto un ampio consenso da parte di persone che dai quattro angoli della Sardegna mi hanno espresso apprezzamento. Siamo alle solite – conclude –. Io non ho titolo a parlare perché ho una storia di sinistra e lì devo tornare. La verità è che io ho a cuore gli interessi della Sardegna, mi ero illuso di poter fare un percorso col M5s per portarli avanti, ma ora comprendo che non sono più gradito e allora lascio questo Movimento».

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