Nucleare, le dure reazioni del mondo politico sardo contro l'ipotesi del deposito nazionale nell'isola
Solinas: "Atto di arroganza dello Stato". Anci: "Sconcerta la mappa resentata durante la crisi Covid". Progressisti: "Netta contrarietà"
Il presidente della Regione Christian Solinas. «Indicare 14 siti in Sardegna sui 67 individuati complessivamente in Italia per la realizzazione del deposito unico dei rifiuti nucleari rappresenta l'ennesimo atto di arroganza e prevaricazione di uno Stato e di un Governo che non hanno alcun rispetto per l'Isola e per la volontà chiaramente espressa dal Popolo Sardo, in maniera definitiva ed irrevocabile, con un referendum ed una legge regionale». Così il governatore Christian Solinas che annuncia: «Metteremo in campo ogni forma democratica di mobilitazione istituzionale e popolare per contrastare questa decisione e preservare la nostra Terra da questo ennesimo oltraggio».
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«La Sardegna ha già pagato fin troppi tributi alla solidarietà nazionale verso lo Stato italiano - prosegue il presidente della Regione - È davvero paradossale, se non proprio offensivo, che il Governo, noncurante di tutti i pronunciamenti istituzionali, popolari e democratici contrari, possa pensare di indicare in Sardegna ben 14 siti di stoccaggio idonei, peraltro in zone di alto pregio ambientale e paesaggistico, ricche di testimonianze archeologiche della civiltà nuragica e difficilmente accessibili dai porti in ragione della rete viaria. Insomma - osserva - una scelta dal sapore neocoloniale di un Governo che pensa di poter portare distante dai propri centri di potere i rifiuti più pericolosi e dannosi, con costi e rischi aggiuntivi enormi dovuti all'esigenza di trasportare via mare i materiali radioattivi».
Solinas parla anche di uno «Stato centralista e prevaricatore che non ascolta la nostra voce» e di un Governo «che manca di rispetto a un intero popolo e alla autonomia della nostra Regione:, sordo alle nostre legittime richieste ma sempre pronto a imporre pesanti fardelli». «La Sardegna ha già pagato fin troppi tributi alla solidarietà nazionale verso lo Stato italiano - rimarca Solinas - dal disboscamento dei 4/5 del proprio patrimonio arboreo per lo sviluppo delle reti ferroviarie della Penisola e per l'industria del carbone, soprattutto toscana, fino ad oltre il 60% delle servitù militari del Paese sul proprio territorio, senza trascurare le servitù industriali ed ambientali della chimica di stato, ancora in attesa di bonifiche. E non possiamo certo dimenticare il tributo di sangue pagato in misura enorme, sproporzionata rispetto al resto d'Italia, da intere generazioni di giovani sardi andati a morire sui fronti del Carso, del Monte Zebio o della Bainsizza nella Grande guerra un secolo fa». «Questo stesso Popolo ha sempre respinto, e continuerà a farlo con tutte le sue forze, ogni ipotesi di trasformazione dell'Isola in una pattumiera nucleare al centro del mediterraneo, con un danno irreversibile alla propria vocazione turistica ed al suo tessuto economico produttivo», conclude.
L'Anci Sardegna. «Al di là della localizzazione su cui si esprimeranno le singole amministrazioni e comunità», Anci Sardegna ribadisce «la più assoluta contrarietà», alla localizzazione nell'Isola del Deposito Nazionale delle scorie e dei rifiuti radioattivi. In una nota il presidente Emiliano Deiana, in merito ai 14 siti individuati a cavallo fra le Province di Oristano e del Sud Sardegna, si dice sconcertato per «la scelta del Governo di presentare la mappa dei siti potenzialmente idonei nel mezzo della più grave crisi dal dopoguerra ad oggi e di aver individuato, in Sardegna, alcune fra le aree più fragili dal punto di vista economico, sociale, ambientale e demografico». L'Anci rimarca «le condizioni di svantaggio dettate dall'insularità», lo «stato di salute» dell'ambiente («la Sardegna è seconda regione italiana come estensione di aree inquinate o potenzialmente inquinate dopo il Piemonte») e il «gravame delle servitù militari: il 65% sono in Sardegna con 35.000 ettari di territorio occupato». Inoltre i sindaci ricordano la Legge Regionale n.8 del 2003 che ha dichiarato la Sardegna Territorio Denuclearizzato, seppure dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale, e il No del popolo sardo alle scorie con un referendum di iniziativa popolare del 2011 che ha raggiunto il 97% dei contrari allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi.
I progressisti. I Progressiti nel Consiglio regionale della Sardegna esprimono la propria contrarietà «netta e decisa» a qualunque ipotesi che veda coinvolta l'Isola nella localizzazione del deposito unico nazionale per le scorie radioattive. E sono «certi che anche in questa occasione la mobilitazione sarà forte». «Lo abbiamo sempre detto, come cittadini sardi prima e come rappresentanti delle istituzioni poi, lo ribadiamo anche oggi che arriva l'ufficialità da parte del Governo su 14 zone nell'isola potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale - sottolineano Francesco Agus, Laura Caddeo, Diego Loi, Maria Laura Orrù, Antonio Piu, Gianfranco Satta, Franco Stara e Massimo Zedda - La Sardegna si presenta con caratteristiche ambientali uniche e il nostro futuro in termini di sviluppo sono l'ambiente e la sua valorizzazione. Sarebbe un controsenso nella regione che paga il costo energetico più alto per imprese e famiglie ospitare depositi di scorie e l'economia turistica e agroalimentare sarebbe indebolita per il danno che nell'immaginario collettivo potrebbe scatenarsi: se il presidente della Regione e la sua Giunta avessero presentato un piano sullo sviluppo in questa direzione, a valere sui fondi europei, oggi saremmo più forti nella richiesta di escludere la Sardegna come deposito di scorie nucleari. Anche perché la carta utilizzata per edulcorare la questione sarà sempre la stessa - attaccano - incentivi economici e prospettive di benessere. Non è l'idea che abbiamo per la crescita della nostra Isola».
Eugenio Zoffili (Lega). Il deputato e coordinatore della Lega in Sardegna Eugenio Zoffili esprime ferma contrarietà all'ipotesi di localizzazione nell'Isola del deposito unico nazionale delle scorie radioattive. «Siamo stupiti e allarmati - dichiara all'ANSA - il metodo è sbagliato perché scelte del genere devono essere condivise con le Regioni». Per il parlamentare di Erba «si tratta dell'ennesimo sopruso di questo governo». E, annuncia, «su queste voci che riguardano la Sardegna presenterò un'interrogazione alla Camera».
Ugo Cappellacci. «Il 97% dei sardi nel referendum del 2011 ha già detto no al deposito nazionale delle scorie radioattive nell'isola. Non c'è nessun consesso, nessuna conferenza di servizi, nessuna assemblea legittimata a sovvertire la volontà espressa dal popolo sardo. Il Governo sappia che ci opporremo a con tutte le nostre forze a decisioni antidemocratiche, ingiuste e inaccettabili». Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia Sardegna, commenta così la pubblicazione dei siti idonei da parte della Sogin. «Nessuno osi violare la volontà di un popolo, espressa democraticamente. Siamo pronti a dare battaglia - prosegue l'esponente azzurro - dentro e fuori dal Palazzo contro un'ipotesi che respingiamo con sdegno perché non accettiamo l'idea che la nostra terra sia vista come la destinazione di qualsiasi scelta o carico scomodo da scaricare sulla collettività. Diciamo no alla pattumiera radioattiva non solo per tutto ciò che comporta in sé, ma anche perché tutto il mondo vedrebbe la nostra isola come una discarica e non come quel paradiso terrestre che è e che deve restare sia per chi ci vive, sia per chi la ama e la vede come meta turistica. Noi abbiamo un'idea diversa - conclude - la Sardegna deve diventare una sorta di arca di Noè d'Italia, dove mostrare al mondo e mettere al sicuro il meglio del nostro patrimonio naturalistico, paesaggistico, archeologico e culturale».
I parlamentari sardi del Movimento 5 Stelle. «Seppure la Sardegna disponga dei requisiti, non si può non tenere conto del referendum consultivo popolare regionale riguardante l'installazione nell'Isola di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive. Nel 2011, infatti, con un'affluenza record, i sardi dissero 'nò lanciando un messaggio al Governo forte e chiaro». Lo affermano, in una nota, i parlamentari sardi del Movimento Cinquestelle alla luce della pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI). Intanto, «ora inizia la fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all'esito della quale si terrà nell'arco dei 4 mesi successivi, il seminario nazionale - osservano - Sarà questo l'avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere». «Noi - concludono i parlamentari sardi pentastellati -, siamo fermamente convinti che la volontà popolare, espressa in modo inequivocabile, sia sacra e per questo faremo valere le nostre ragioni di contrarietà in tutte le sedi competenti». (ANSA).
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