La Nuova Sardegna

La mamma del fantino: «Quanto amore per Pietro»

di Barbara Mastino
La mamma del fantino: «Quanto amore per Pietro»

Morto dopo la caduta in corsa: tante manifestazioni di affetto. Venerdì l’autopsia

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MORES. «Il grande affetto che ci circonda ci fa sentire ancora più orgogliosi di nostro figlio». Sono le prime parole di Domenica, la mamma di Pietro Alberto Brocca, il giovanissimo fantino di Mores deceduto in seguito a una caduta da cavallo a San Rossore. Da Pisa la mamma del jockey affida alla “Nuova” parole d’amore per il figlio e di ringraziamento per tutti coloro che in questi giorni, con chiamate e messaggi, stanno facendo giungere alla famiglia del ventunenne la loro vicinanza. «Da tutta la Sardegna, da tutta l’Italia, e non solo dal mondo dell’ippica, ci stanno giungendo parole di conforto e di affetto – dice Domenica – e non trovo le parole per ringraziare tutti. Quando torneremo in Sardegna spero di riuscire ad avere modo di farlo».

La mamma di Pietro, con il babbo e la sorellina di undici anni, sono in Toscana da venerdì mattina. L’incidente che è costato la vita al giovane fantio sardo è di giovedì pomeriggio ma non c’era un volo utile per partire prima. All’ospedale dove Pietro si trovava ricoverato hanno potuto stargli vicino, parlargli, fargli sentire gli audio con le voci dei suoi amici: il Covid non ha fermato l’umanità del personale sanitario che lo aveva in cura. «Con tutte le precauzioni abbiamo potuto vederlo – racconta la mamma – e cercare di stimolarlo, parlargli. I medici ce lo hanno permesso, e raccomandato, e non possiamo che ringraziarli per questo atto di grande umanità. Purtroppo non è servito, ma Pietro non è mai rimasto solo».

E solo, il giovane fantino, non lo è stato davvero mai, perché le cure dei medici e la vicinanza di chi lo ha accompagnato in ospedale, a cominciare dal proprietario del cavallo che montava in corsa, non gli sono mancati. Era un ragazzo amato, un ragazzo d’oro che aiutava tutti e che aveva sempre un sorriso per tutti, e lo si vede anche in questi giorni. E quando tornerà nella sua Sardegna questo amore continuerà a manifestarsi, come sta avvenendo ora nelle parole di affetto, nelle lettere, nella silenziosa fiaccolata organizzata lunedì sera dai suoi amici, nel lutto cittadino decretato dal sindaco di Mores per il giorno del funerale. Ma sul suo rientro ancora non ci sono certezze, perché sul suo incidente è stata doverosamente aperta un’inchiesta e l’autopsia sul suo corpo non potrà essere eseguita prima di venerdì. Un’ulteriore pena per la famiglia, che deve ancora attendere. «Sono atti dovuti, lo sappiamo – dice Domenica – ma noi non colpevolizziamo nessuno. Il Signore lo voleva accanto a sé, e lo ha portato via nel momento in cui stava vivendo la sua più grande passione, con il sorriso sulle labbra». Pietro amava i cavalli, ci era nato e cresciuto insieme. Galoppava come gentlemen, a livello amatoriale, a Pisa aveva gareggiato lo scorso anno «e non vedeva l’ora di tornarci» dice la mamma, ricordando la gioia del figlio per la vittoria nella classifica del campionato sardo gentlemen, giunta dopo vari secondi posti, e l’orgoglio di tutti, soprattutto del babbo, che lo voleva accanto a sé come allenatore e che aveva deciso di affidargli quanto prima l’intera scuderia, che già Pietro gestiva spesso anche da solo. «E’ un mondo dove non si finisce mai di imparare, e mio figlio lo sapeva – conclude Domenica – e con umiltà aiutava il babbo e, nel tempo libero, cavalcava per passione, per divertimento. Pietro amava i cavalli, viveva per loro».

Il dolore è grande, ma sapere che Pietro è andato via in sella a un cavallo è forse un leggero sedativo a una pena insopportabile.

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