Badesi, il cane riconosce la tomba del padrone
L’uomo è morto dopo 2 mesi di ricovero, la figlia trova Fulmine al cimitero
BADESI. Il legame d'affetto e l'amore che legano gli animali ai loro padroni, come in questo specifico caso nel racconto del cagnolino Fulmine, a volte non si esauriscono nella vita terrena ma vanno oltre, "nei pensieri", così come accade naturalmente per gli uomini. Così, la vicenda del meticcio Fulmine ci rivela proprio un legame indissolubile tra uomo e animale che va oltre. Il suo padroncino scompare dal suo radar affettivo per oltre due mesi, dato che Leonardo, ha necessità urgente di un ricovero in ospedale. L’animale o aspetta per tutto questo tempo, ma il suo caro e amato padrone non ce la fa a riprendersi e guarire dalla malattia contro la quale stava combattendo, e pertanto non riuscirà più a fare rientro a casa e né tanto meno a giocare e portare le sue coccole a Fulmine, che per tutto questo tempo lo ha atteso invano.
Il giorno del funerale, Fulmine come sempre si trova in campagna, poco distante dal cimitero di Badesi, dove lì vive visto che c'è anche la sua cuccia, e forse percepisce che quel corteo funebre lo interessa da vicino. Infatti, l'indomani domani mattina la figlia di Leonardo, Sara va in campagna per dare da mangiare al cucciolo ma inaspettatamente Fulmine davanti alla casa di campagna, non c'è più. «Lo abbiamo cercato dappertutto – dice Sara – ma di Fulmine non c'era traccia. Allora insieme a mio figlio siamo andati al cimitero per portare un mazzo di fiori sulla tomba di mio padre e con meraviglia e incredulità lo abbiamo visto che stava sdraiato davanti al loculo dove campeggiava la foto di mio padre. Quasi non ci credevo che il cane fosse riuscito a capire che il giorno del funerale si trattasse proprio del suo padrone. È rimasto lì sdraiato per diverso tempo poi se ne è andato via e ha raggiunto la sua cuccia sistemata in campagna».
«Probabilmente Fulmine – conclude Sara – fa così ogni mattina, ora vogliamo portarlo a Badesi, così da poterlo accudire meglio e cercare di alleviargli questa malinconia, sostituendo le coccole di nostro padre con quelle mie e dei miei familiari».