La Nuova Sardegna

Bacchettate alla Regione: «Nella sanità privata la concorrenza è azzerata»

Bacchettate alla Regione: «Nella sanità privata la concorrenza è azzerata»

L’Autorità per il mercato mette sotto osservazione i criteri adottati nell’isola

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CAGLIARI. Nella sanità privata dovrebbe esserci più concorrenza. Invece, secondo l’Autorità di garanzia che vigila sul mercato, l’Agcm, la Regione continuerebbe ad alimentare un sistema in cui «le grandi strutture impedirebbero alle più piccole di crescere». Servirebbe, dunque, un «cambio di rotta nei criteri con cui finora sono stati assegnati i fondi pubblici» si legge nel primo Bollettino del 2022, pubblicato dal Garante. Però, secondo gli esperti, non è chiaro se questa decisa presa di posizione, a favore dell’auspicata concorrenza, si riferisca alla convenzione fra la Regione e le case di cura ospedaliere (che ricoverano) o a quella siglata con i laboratori di analisi. Sono due contratti diversi, con anche un loro tetto di spesa autonomo: 100 milioni l’anno, ripartito fra una decina di strutture, nel primo caso e intorno ai 70 per l’assistenza specialistica ambulatoriale. È differente anche il pagamento del cosiddetto extrabudget, quello dichiarato oltre il tetto assegnato. In ogni caso, sempre secondo il Garante, l’importo totale andrebbe comunque «suddiviso non più secondo le tabelle contabili – come lo sono i bilanci – bensì seguendo nuovi criteri legati soprattutto all’efficienza del servizio».

Il conteggio. Oggi il calcolo della Regione – ricostruisce l’Autorità – infatti ha come unico punto di partenza il fatturato storico di ogni struttura accreditata. In parole ancora più semplici, di anno in anno la quota assegnata non può variare, o varia di poco, perché è sempre «riferita alle precedenti prestazioni dichiarate». Ma – si legge nel Bollettino – questo «criterio non fa che consolidare la posizione di chi parte, grazie al fatturato dell’anno precedente, da un tetto già elevato». Di contro «le altre strutture, quelle che ricevono meno, sono penalizzate proprio a causa delle loro precedenti tabelle contabili». È per questo motivo – seppure dopo aver sottolineato la differenza fra le convenzioni ospedaliere e quelle ambulatoriali per quanto riguarda l’extrabudget - che, nel Bollettino, l’Autorità ribadisce: «Le attuali assegnazioni, a questo punto, risultano essere restrittive in prospettiva della invece necessaria e libera concorrenza fino a ridurre gli incentivi a competere fra le strutture accreditate e convenzionate».

L’invito. È nella parte finale che l’Autorità si rivolge alla Regione. «Alla luce di tali considerazioni – si legge – l’auspicio è che, al fine di eliminare le attuali distorsioni, il criterio della spesa storica sia sostituito da altri ispirati alla valorizzazione dell’efficienza, all’effettivo soddisfacimento delle prestazioni, alle potenzialità di prenotazioni e accesso e alla correttezza dei rapporti con l’utenza». In estrema sintesi – ribadisce l’Agcm – d’ora in poi non dovrebbero più i freddi numeri della contabilità, ma la qualità a far decidere alla Regione le quote da assegnare alle strutture.

Il commento. Andrea Pirastu, presidente regionale dell’Associazione fra le cliniche private, non ha dubbi nel sostenere: «Mi chiedo, però, come sia possibile far crescere la concorrenza nel nostro settore. Sin dal 2012 siamo vincolati a un tetto di spesa ed è proprio quel vincolo a bloccare il mercato». Ora bisognerà vedere come la Regione risponderà e semmai applicherà l’invito del Garante. (ua)

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