Sassari, 14 decessi nella rsa: chiesto il rinvio a giudizio per manager e sanitari
Erano tutti ospiti fragili e affidati alle cure degli operatori che durante quei giorni terribili del 2020 lavorarono giorno e notte a perenne rischio di contagio
Sassari Si deciderà il prossimo 26 ottobre davanti al gup del tribunale di Sassari sul rinvio a giudizio dei cinque responsabili della residenza per anziani “San Nicola” di Sassari, dove durante i giorni più caldi della pandemia morirono 14 persone. Erano tutti ospiti fragili e affidati alle cure degli operatori che durante quei giorni terribili del 2020 lavorarono giorno e notte a perenne rischio di contagio.
Un anno fa la Procura della Repubblica di Sassari – che proprio per individuare eventuali responsabilità per quei decessi aveva aperto un’inchiesta condotta sul campo dai carabinieri del Nas con la collaborazione dello Spresal – aveva notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Ora è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per cinque persone tra medici, tecnici e manager della Rsa. A presentare l’esposto che ha dato origine all’inchiesta - coordinata dal sostituto procuratore Paolo Piras - era stata Stefania Rubelli, la figlia di una 68enne, Margherita Cesaracciu, vittima del covid.
La donna, affetta da sclerosi multipla, non era autosufficente e da due anni viveva nella casa di riposo San Nicola di Sassari, del gruppo Korian, dov’era stata ricoverata per essere assistita. Tra fine febbraio e marzo 2020, con i primi contagi, la struttura chiude le porte ai familiari degli ospiti, raggiungibili solo al telefono o con videochiamate.
Proprio nel corso di una di queste videochiamate, Stefania Rubelli avrebbe notato che uno degli operatori che assistevano la madre sarebbe stato sprovvisto di dispositivi di protezione. Il 19 marzo di due anni fa, si scoprono 4 tamponi positivi: persone che non potendo essere trasferite vengono messe in isolamento. Da quel momento nella struttura c’è stato un aumento di casi Covid. Il 29 marzo risulta positiva anche Margherita Cesaracciu: dopo essere stata portata al pronto soccorso il 6 aprile, le condizioni sono sempre peggiorate sino a quando è morta il 19 dello stesso mese.
Le giornate peggiori nella Rsa risalgono al 28 marzo del 2020, quando si contano cinque morti in 24 ore, e all’1 aprile, con l’assessore regionale alla Sanità che dà conto di un primo bilancio choc dei tamponi sui 120 anziani allora ospitati: 44 positivi sui 55 test effettuati.